CIVITAVECCHIA – «Tempo scaduto Sindaco Tedesco». È quanto dichiarano da Unione popolare Civitavecchia, criticando l’amministrazione sul silenzio che incombe sul progetto del mega biodigestore, evidenziando come adesso ci sarebbero tutte le giuste condizioni per intervenire: Comune, Regione e Governo, tutti dello stesso colore politico, oltre ad «una stravotata consigliera regionale di maggioranza proveniente dal territorio che non nascondeva, durante la propria campagna elettorale – ricordano - di considerare il digestore proposto da Ambyenta Lazio l’ennesima violenza perpetrata da Zingaretti sulla città di Civitavecchia e sull’intero comprensorio. Quale miglior condizione, quindi, per bloccare questo scempio che si vuole imporre sul nostro territorio. Invece nulla, tutto tace. Un territorio che tenta di rialzare la testa dopo settant'anni di servitù energetica da combustibili fossili, che ha proposto e reso realizzabili progetti, come il progetto Zephyro, (già finanziato nel porto di Civitavecchia e vincitore di un bando di gara europeo), un offshore eolico a 10 miglia dalla costa di 270 MW ( l'unico concretamente realizzabile e che ha ottenuto i finanziamenti da ENI e CDP) correlato alla produzione in loco delle pale eoliche, che sopperisce, così, anche alla ovvia disoccupazione di ritorno che comporterà la chiusura di Tvn. Per non parlare del “Piano di transizione energetico 2022-2026”, prodotto dall'ex assessorato alla Transizione Ecologica della Regione Lazio, che vede Civitavecchia diventare laboratorio e produttore di energia da fonti rinnovabili ed idrogeno verde».

Secondo Unione popolare quindi imporre ad un territorio che inizia ad immaginare un futuro libero dai fossili, «un mostro come un mega biodigestore da 120.000 tonnellate di rifiuti organici, significa ucciderlo sul nascere. Civitavecchia e il suo comprensorio – spiegano – producono solo 7.000 ton/a, a cui si può tranquillamente far fronte con piccoli impianti di compostaggio aerobico come già attuato altrove. Un mega biodigestore da 120.000 ton/a oltre a non rientrare assolutamente nelle modalità virtuose della chiusura del ciclo dei rifiuti, inquinare ed emanare cattivi odori, comporterebbe, dovendo importare rifiuti organici quasi esclusivamente da altri territori, un incremento del traffico giornaliero di oltre 70 camion, con ulteriore peggioramento della qualità dell'aria; e comunque una discarica per accogliere il 40% di materiali speciali di scarto, insomma un gran bell'affare per Ambyenta Lazio, società di Rivoli (TO), ma certo non per i cittadini di Civitavecchia».

Così Unione popolare si dice pronta a proporre alla città una chiusura virtuosa del ciclo dei rifiuti «dimostrando l’inutilità sul territorio della realizzazione di un megaimpianto come il digestore di Ambyenta Lazio, organizzando a breve giro – hanno aggiunto – un convegno su come smaltire i rifiuti organici con i piccoli impianti di compostaggio aerobici modulati sulle esigenze del territorio. E dimostrando che per una buona e ambientalmente sostenibile gestione della cosa pubblica bisogna crederci e, nel contempo, essere slegati da interessi di parte che non siano quelli della collettività. Un’azione priva di entrambe queste due caratteristiche è mero e sterile populismo che non ottiene risultati. Vogliamo augurarci di non dover stilare, come fatto per il carbone – hanno concluso - una nuova stele ad imperitura memoria di chi consentì di seppellire la nostra città sotto 120.000 tonnellate di rifiuti umidi».