Picchiato brutalmente durante una spedizione punitiva sul modello “gomorra” per aver chiesto il saldo di un credito di poche decine di euro. La vittima, un giovane di origini nigeriane, si è salvato per miracolo “dall’agguato” di febbraio scorso ma ora i carabinieri hanno arrestato i presunti aguzzini. Si tratta di due albanesi mentre un terzo risulta indagato.

I militari parlano di un vero e proprio gruppo criminale che ha organizzato l’azione con perizia quasi degna di un dispositivo militare. I fatti sono avvenuti a febbraio in un piccolo centro cittadino dell’area sud della provincia di Viterbo ad opera di tre cittadini albanesi, già noti alla giustizia ed ai militari dell’Arma, residenti nel comune ove si sono verificati i fatti e ove risiedono ormai molti anni.

Il nigeriano – come detto – era colpevole, agli occhi degli aggressori, di avere avuto l’ardire di chiedere il pagamento di un pregresso debito, che ammontava a poche decine di euro, che uno dei tre avrebbe maturato nei confronti del malcapitato.

Attirando, così, l’uomo in quella che si sarebbe rivelata una vera e propria trappola, uno degli aggressori gli ha dato appuntamento in una zona isolata ai margini della piccola località, curandosi ovviamente che non fosse sorvegliata da telecamere ed al riparo da occhi indiscreti.

È qui che è andata in scena l’azione in perfetto stile “gomorra”. Il gruppo di picchiatori è giunto sul luogo con due autovetture e, senza nemmeno dargli il tempo di riflettere, ha scaricato tutta la sua violenza sul malcapitato che, raggiunto dai colpi inferti con bastoni ed armi da taglio e sotto la minaccia di una pistola a tratti usata come oggetto contundente, non ha potuto fare altro che soccombere, graziato solo dalla volontà degli assalitori che, probabilmente, volevano che il loro “messaggio” rimanesse ben impresso nel destinatario per il futuro.

A completamento dell’azione criminale, i tre hanno quindi deciso di distruggere letteralmente l’auto della loro vittima a sprangate mentre il giovane nigeriano era ormai impotente e tremante in terra. Quest’ultimo quando ha avuto la certezza che i propri aggressori fossero ormai andati via ha avuto solo la forza di chiamare i soccorsi.

Le indagini, tempestivamente attivate sotto l’attenta direzione della procura  di Viterbo, non hanno lasciato scampo agli assalitori, attorno ai quali è stato chiuso il cerchio che ha consentito al gip del tribunale di Viterbo di emettere la misura cautelare degli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico nei confronti di due dei componenti della spedizione punitiva mentre un terzo è comunque indagato nell’ambito dello stesso procedimento penale.

Le misure sono state eseguite ieri mattina. A casa di uno degli albanesi arrestati è stato trovato dagli investigatori circa mezzo chilo di hashish opportunamente suddiviso in dosi, ed un ingente quantitativo di denaro contante.

‘’L’operazione di polizia giudiziaria – tengono a sottolineare dall’Arma - ha così sancito ancora una volta, laddove gli autori dell’efferato crimine possano avervi anche solo lontanamente pensato, che non esistono zone franche ove alcuno possa pensare di imporre il proprio volere prevaricando con prepotenza sugli altri e sullo Stato stesso”.