Pagare per l’utilizzo di risorse non è un dovere che riguarda solo i cittadini comuni. Anche le amministrazioni sono soggette a tale obbligo nei confronti di istituzioni di grado superiore. È il caso ad esempio delle concessioni minerarie e idriche.

Il Comune di Viterbo deve corrispondere i canoni di concessione per i pozzi di acqua termominerale e per l’utilizzo di pozzi e sorgenti di acqua pubblica alla Regione Lazio.

Proprio in questi giorni sono state definite le cifre dovute per l’anno in corso. E come il singolo cittadino subisce gli aggiornamenti delle tariffe che poi danno luogo ad aumenti in bolletta, altrettanto accade per Palazzo dei Priori. Anche se viste le somme versate annualmente per i canoni dovuti per le derivazioni idriche a scopo idroelettrico e di acqua pubblica probabilmente sarebbero molte le famiglie che vorrebbero fosse quello il totale annuo delle loro bollette idriche. Canoni che variano da 35 a 410 euro.

Nel dettaglio i canoni da 410 euro riguardano la maggior parte dei 17 pozzi che insistono sul territorio comunale, poi ce ne sono due il cui costo è decisamente superiore - 726 e 842 euro - ma anche due di minore entità, 234 uno e 35 euro l’altro. Per un totale di 7.170 euro che il Comune deve corrispondere all’amministrazione regionale.

Anche se poi successivamente rientrerà della maggior parte delle somme versate perché - come spiegato nella determina dirigenziale - “dal 7 luglio 2007 la gestione del servizio idrico integrato è stata trasferita dal Comune alla Talete spa, in qualità di soggetto gestore nell’ambito dell’Ato 1 – Lazio Nord” quindi “il pagamento dei canoni è in capo alla Società” però “rimanendo le opere di proprietà del Comune ed essendo i canoni dovuti indipendentemente dall’entità dell’utilizzo dell’opera, l’intestazione dei singoli canoni non può essere volturata a favore della Talete” pertanto l'amministrazione di Palazzo dei Priori deve “disporre i pagamenti per l’anno 2025 in favore della Regione e, successivamente, chiedere il rimborso di quanto pagato limitatamente ai soli canoni di competenza di Talete”. Tradotto: fatta eccezione per il pozzo Prato Giardino (234 euro), per il pozzo via Monte Cervino (35,15 euro) e per la sorgente Querciabella, Respoglio, Palanzana e Piangoli (726,85 euro) che sono a carico dell'ente comunale, la quota che l’amministrazione viterbese recupererà dal gestore del servizio idrico integrato è di 6.173 euro, la quasi totalità dei canoni versati.

Cifra complessiva ancora più esigua quella da corrispondere alla Regione, relativamente al diritto proporzionale annuo anticipato per le concessioni minerarie di tre pozzi di acqua termominerale: 898 euro.

Per la concessione della sorgente del Bullicame il canone è di 275 euro, per il pozzo delle Zitelle - la cui operazione di chiusura è in fase di ultimazione - è di 356 euro e per il Bagnaccio, sito che finalmente essendo stata di recente assegnata la gestione dovrebbe riaprire e tornare operativo entro l’estate, 266 euro. Complessivamente dunque il totale dei canoni che il Comune deve alla Regione è di 8.068 euro. Fermo restando il recupero di poco più di 6mila euro da Talete per l’acqua pubblica.