«Negli anni ’80 tanti ucraini si stabilirono qui, ma erano solo di passaggio». A ricordarlo Crescenzo Paliotta, sindaco della città nel 1979 e anche l’anno successivo. Ladispoli registrò una delle presenze più imponenti della comunità ebraica in Europa della ex Unione Sovietica, e molti provenivano proprio dal territorio ucraino, a quel tempo non indipendente. Questo flusso durò più precisamente dal 1977 fino al 1990. Gli arrivi si concentrarono soprattutto a Roma e provincia e dopo i primi anni le città di Ostia e Ladispoli divennero i punti di maggiore affluenza. Tra il 1982 e il 1985 si arrivò anche a punte di 12mila presenze a Ladispoli.. «A quell’epoca i nuclei familiari – racconta Paliotta – non potevano lasciare liberamente l’Unione Sovietica. Poi si riuscì ad arrivare a dei permessi di sosta per 6 mesi, il tempo necessario per poter essere ospitati da nazioni come Stati Uniti, Canada, Australia e Israele. Ogni anno passavano da qui almeno 20mila persone». In totale almeno 200mila cittadini, tra cui appunto moltissimi ucraini ebrei, furono considerati di passaggio a Ladispoli. Alla stazione ferroviaria e sulle insegne dei negozi c’erano le scritte in cirillico oltre che in italiano. «A quel tempo – prosegue Paliotta – l’American Joint, associazione ebraica che agisce nel mondo per assistere i migranti ebrei, forniva sostegno economico agli immigrati pagando le spese per affitto e altro. Si dava loro anche assistenza medica. Certo chiudendo gli occhi si ancora immaginare quei momenti, anche se ora la situazione è assai diversa perché gli ucraini stanno fuggendo dalla guerra. Vanno aiutati naturalmente».