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CIVITAVECCHIA – Barcellona cambia rotta. La capitale catalana, da anni tra i porti più trafficati d’Europa per numero di crocieristi, ha deciso di ridurre la pressione del turismo marittimo sulla città. Un nuovo accordo tra il Comune e l’Autorità Portuale prevede entro il 2030 una riduzione da sette a cinque dei terminal crocieristici e una diminuzione del 17% della capacità complessiva di accoglienza delle navi da crociera.
Non si tratta solo di un taglio ai numeri, ma di una vera e propria ristrutturazione del modello turistico. Il Molo Adossat, dove oggi si concentrano i sei terminal principali, sarà oggetto di un vasto intervento di riqualificazione. Il primo passo sarà la chiusura del Terminal C nel 2026, che sarà demolito e ricostruito entro il 2028 con standard più elevati in termini di efficienza e qualità dell’esperienza per i passeggeri.
«Non possiamo continuare a crescere», ha detto il sindaco Jaume Collboni. «Serve una curva discendente per garantire una città vivibile, senza rinunciare alla qualità dell’offerta».
Ed è proprio in questo scenario che Civitavecchia potrebbe giocare le sue carte. Lo scalo cittadino ha registrato numeri da record nel 2024, e si appresta a fare altrettanto nel 2025, con previsioni ancora più ottimistiche che annunciano oltre 3,5 milioni di passeggeri. Con Barcellona orientata a contenere i flussi, Civitavecchia — già leader in Italia — ha l’opportunità di rafforzare il suo primato nel Mediterraneo. Ma l’occasione va colta con intelligenza. La crescita va accompagnata da scelte strategiche, sul piano infrastrutturale e ambientale. La sfida, in fondo, è la stessa che Barcellona ha deciso di affrontare oggi.