Roma, 21 ott (Adnkronos) - La legge di bilancio colpisce duramente lindustria cinematografica e audiovisiva italiana, con oltre mezzo miliardo di euro di tagli. La stessa sottosegretaria Borgonzoni, in una lettera che rappresenta il più alto livello dello scaricabarile politico, parla addirittura di 650 milioni di euro sottratti al settore". Lo dice la capogruppo del Pd in commissione Cultura della Camera Irene Manzi. "Tra la riduzione del Fondo nazionale per il cinema e laudiovisivo, la messa in discussione di capitoli di spesa fondamentali come leducazione nelle scuole, la digitalizzazione e gli investimenti nelle sale e il taglio lineare che colpisce tutte le attività del Ministero della Cultura, siamo di fronte a un attacco senza precedenti -prosegue-. La ricetta Giuli, oltre a falcidiare le produzioni, mette in discussione persino i fondi destinati allabbattimento delle barriere architettoniche nelle sale cinematografiche, un intervento di civiltà che il governo sceglie di sacrificare per meri calcoli politici". "Con il governo Meloni la cultura è trattata come un campo da spartire, non come un bene comune.Si taglia o si finanzia a seconda di chi si vuole colpire o favorire, riducendo il settore culturale persino a terreno di regolamento di conti interni alla maggioranza", dice ancora l'esponente Pd. (Adnkronos) - "Sul cinema e sullaudiovisivo prosegue Manzi si tocca il punto massimo dellirresponsabilità: un comparto che il governo ha messo in crisi in questi anni viene adesso portato al collasso definitivo. Si fermano le produzioni, si penalizzano le maestranze e si colpiscono ambienti considerati non allineati, cancellando in pochi mesi decenni di lavoro e riconoscimenti internazionali". "Il governo deve ascoltare le tante voci critiche che si sono levate dal settore in queste ore e fare lunica cosa giusta: cancellare il taglio. Non ridimensionarlo, ma cancellarlo totalmente. E smetterla con questo squallido scaricabarile in cui chi guida il Mic da Giuli a Borgonzoni finge di subire decisioni prese altrove. Il cinema e laudiovisivo italiani sono già stati messi a dura prova: continuare su questa strada significa portare indietro lintero sistema culturale del Paese", conclude Manzi.