Aumenti salariali, trasporti fino a Castel d’Asso, rappresentanti operai nelle aziende e festività non cattoliche retribuite.

Sono alcune delle proposte avanzate dalle sigle sindacali di Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil alle organizzazioni datoriali, Coldiretti, Cia e Confagricoltura, in vista del rinnovo del contratto provinciale dei lavoratori agricoli in provincia di Viterbo.

Proposte che sono state illustrate ieri mattina dai segretari generali Marco Nati, Sara De Luca e Antonio Biagioli, a Palazzo dei Priori.

«Una piattaforma - hanno spiegato i tre segretari - che per la prima volta punta a legare insieme tessuto produttivo e tessuto urbano, agricoltura e società. Una proposta che presentiamo nella sala del consiglio comunale perché sui temi che proponiamo vogliamo coinvolgere anche la città e il territorio della Tuscia». Presenti in sala anche Lorenzo Roesel della Fai-Cisl nazionale e il segretario organizzativo della Flai-Cgil Massimiliano Venanzi.

Proprio Roesel ha sottolineato che «Viterbo è la prima provincia del Lazio ad aver presentato la piattaforma per il rinnovo del contratto provinciale agricolo e tra le prime in Italia».

Sono oltre 7000 gli operai agricoli della Tuscia, di cui circa 1500 solo a Viterbo. Il 70% sono lavoratori originari di paesi stranieri che vivono da anni in Italia e nel Viterbese. 2000 le aziende agricole, di queste 200 si trovano nel comune della città dei Papi, alcune delle quali con un’estensione territoriale di 600 ettari e 200 lavoratori.

«La proposta che abbiamo elaborato - hanno proseguito Nati, De Luca e Biagioli - è frutto di una forte unione e sinergia tra sindacati e punta a legare insieme, per la prima volta nella Tuscia, condizione lavorativa e condizione sociale dei braccianti. Operai che lavorano nelle aziende e che vivono in città. Una piattaforma che viaggia su due binari paralleli, ma convergenti. Da un lato il lavoro e la vita in azienda. In tal senso chiediamo aumenti salariali del 5% per permettere agli operai di recuperare il potere d’acquisto dei salari. Chiediamo poi la contrattazione aziendale, cioè di discutere le questioni lavorative, dalla sicurezza alla rappresentanza sindacale, direttamente in azienda. In più, permessi per le festività e le funzioni religiose non cattoliche, la stabilizzazione degli operai lungo tutto l’arco dell’anno, contributi per i funerali e il rimpatrio della salma».

Le tre sigle sindacali hanno proposto la creazione di vere e proprie piattaforme per l’incontro domanda e offerta di lavoro ma sollecitano l’attenzione delle istituzioni anche sui trasporti e sulla condizione abitativa.

Per quanto riguarda il primo aspetto hanno chiesto che le aziende di trasporto locale, a partire dalla Francigena, raggiungano con le loro linee i luoghi di lavoro. «Non è più pensabile - hanno detto - che gli operai agricoli debbano farsi chilometri e chilometri a piedi o in bicicletta per andare a lavorare. È arrivato il momento che gli autobus arrivino anche a Castel d’Asso».

Sul fronte della questione casa hanno chiesto di aprire un altro tavolo di confronto. «Perché anche qui - hanno ribadito - è ora di dire basta a proprietari di casa che non affittano agli ‘stranieri’ o che, quando lo fanno, le condizioni di vita sono a dir poco pessime».