CIVITAVECCHIA – Alta tensione ed esito sub iudice, con possibile finale in tribunale per l’assemblea dei soci di Televicitavecchia, la cooperativa che gestisce l’emittente televisiva Trc.

Martedì pomeriggio, infatti, il consiglio di amministrazione della società aveva convocato l’assemblea per illustrare le proposte ricevute dall’imprenditore Roberto Serafini e dalla Seapress srl e per spiegare le motivazioni della scelta, ricaduta su quest’ultima azienda di comunicazione.

In sostanza, a differenza della prima ipotesi prospettata da Serafini, che a fronte di una cifra inferiore di quella offerta da Seapress, chiedeva anche una modifica della compagine sociale (finendo per assumere il pieno controllo della cooperativa), l’offerta presentata da Seapress, e approvata dal cda di Telecivitavecchia con tanto di firma sui contratti, è una offerta commerciale per la concessione pubblicitaria dell’emittente e la prestazione di servizi da parte della stessa Trc, prevede il mantenimento di tutti i posti di lavoro, il pagamento degli stipendi arretrati ed economicamente vale annualmente quasi il doppio di quella di Serafini, per tre anni di contratto.

La contropartita richiesta da Seapress riguardava la nomina di 3 componenti del cda, con l’assemblea dei soci che sarebbe rimasta sostanzialmente invariata, con la possibilità quindi di mantenere l’attuale assetto della cooperativa, nonché la vigilanza e il controllo dell’assemblea sull’organo amministrativo.

A fronte del miglioramento delle condizioni economiche di Trc (grazie al versamento dei contributi ministeriali con cui sono stati pagati gli arretrati ai dipendenti), la presidente del cda ha chiesto alla Seapress, mantenendo in essere i contratti per la pubblicità, di rinunciare alla nomina dei membri del Cda. Avendo Seapress accettato, non sono più state presentate le dimissioni dei 3 componenti del consiglio che avrebbero dovuto lasciare il posto a quelli indicati dall’agenzia di stampa e conseguentemente martedì sera, dopo la comunicazione della presidente Rita Busato, non essendo prevista più alcuna votazione all’ordine del giorno, l’assemblea è stata dichiarata chiusa dalla stessa Busato. A quel punto, secondo quanto riferito da diversi soci presenti, con un vero e proprio colpo di mano, approfittando dell’esasperazione di alcuni consiglieri che hanno dichiarato di non essere più disposti a proseguire il proprio mandato in condizioni di continuo conflitto, i soci rimasti dopo la chiusura dell’assemblea hanno nominato Ivano Iacomelli e Dario Curcio nuovi consiglieri di amministrazione, sostituendo seduta stante la presidente dell’assemblea (Busato aveva lasciato la sede dopo aver chiuso formalmente l’assemblea) e compiendo quanto meno una evidente forzatura, che andrà formalizzata con una comunicazione al registro delle imprese che potrebbe essere soggetta non soltanto a una semplice impugnativa sulla legittimità dell’atto, ma anche a una denuncia per false comunicazioni sociali (reato punito con la reclusione da 2 a 5 anni o da 6 mesi a 3 anni nei casi più lievi).

Il tutto a scapito della cooperativa stessa, dove probabilmente molti storici soci hanno conferito le loro deleghe a chi gliele ha chieste, credendo erroneamente si dovesse votare su una proposta piuttosto che su un’altra, anziché per quello che è diventato un vero e proprio blitz per una partita in cui a chi fa l’imprenditore della grande distribuzione e si interessa attivamente di politica, l’ultima cosa che può stare a cuore sono le sorti di Trc e dei suoi dipendenti, trascorse le elezioni 2024.

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