TARQUINIA - «Si chiude un anno che per Tarquinia è stato un cammino in salita. Quando le cose vanno "così così", il primo dovere è l’onestà intellettuale per capire perché siamo inciampati e non ripetere gli stessi errori». Luigi Caria della Federazione Pci Viterbo analizza l’anno che si sta per chiudere e le necessità per il futuro nel territorio di Tarquinia.

1. La ferita dell’alluvione e i fondi contesi

«Il 2025 resterà l’anno del fango di febbraio. Oltre ai danni materiali (oltre 650.000 euro), resta la polemica politica sui risarcimenti della Regione Lazio, messi a rischio da ritardi burocratici e problemi tecnici. La trasparenza su questo punto è un atto dovuto ai cittadini».

2. Decoro urbano e gestione rifiuti

«Non si può parlare di "Capitale della Cultura" con cassonetti stracolmi e incuria stradale. Il decoro non è un lusso, ma il biglietto da visita della città, e quest'anno la gestione dell'ordinario ha mostrato forti criticità, specialmente nei periodi turistici».

3. Tensioni politiche e stallo

«L'amministrazione ha affrontato un anno difficile in consiglio, tra revoche di deleghe e una contrapposizione accesa che ha rallentato i grandi progetti. Dalla gestione del lungomare al futuro del porto, serve una visione che superi l'emergenza quotidiana».

4. Una visione per il futuro

«Tarquinia ha resistito grazie alla forza dei suoi agricoltori e delle sue associazioni. Ma la resistenza non basta più. Serve un patto di chiarezza tra istituzioni e cittadini per trasformare il potenziale della città in realtà concrete».

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