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Nel 2024 la prefettura di Viterbo ha emesso 7 misure interdittive antimafia nei confronti altrettante aziende operanti in vari ambiti quali il settore turistico e ricettizio, agricolo, dell’autotrasporto, della costruzione e lavorazione di materiali ferrosi e della produzione di dispositivi di protezione individuale. Sono state invece 159 le segnalazioni sospette nella Tuscia.
E’ quando emerge dalla relazione annuale della Dia (Direzione investigativa antimafia) riferita al 2024 presentata in questi giorni.
Fra le principali motivazioni delle interdittive figurano presunte contiguità con ambienti di matrice ’ndranghetista (cosche Bellocco, Trovato e Mancuso), camorristica (clan Imparato - D’Alessandro) e autoctona (clan Casamonica).
Tra i fronti inerenti i reati censiti ci sono le estorsioni, gli incendi e i danneggiamenti alle auto e agli esercizi commerciali e le minacce. Tutte azioni di cui la cronaca locale ha parlato negli ultimi anni. In particolare, nella Tuscia ci sono state operazioni come la nota “Erostrato”, che ha portato a smantellare la cosiddetta “Mafia viterbese”. Ma nell’ultimo anno la Dia segnala anche l’operazione di marzo 2024 quando sono state arrestate due persone per traffico illecito di rifiuti metallici tra il Viterbese e la Campania e indagate altre 27.
“Sistematicamente e con cadenze giornaliere - è scritto nella relazione - venivano conferiti, da parte di soggetti non autorizzati, grosse quantità di rifiuti metallici e rifiuti pericolosi in totale assenza di tracciabilità”.
Nella relazione si ricorda anche l’operazione che ha coinvolto Bagnaia e altri paesi della Tuscia dove operava un sodalizio formato principalmente da cittadini turchi, capeggiati da Boris Bayun e alcuni collegati albanesi con l’aggiunta del viterbese Giorgio Meschini.
“Le organizzazioni criminali in tempi recenti - si legge nella relazione - hanno fatto registrare sul territorio viterbese condotte illecite caratterizzate da numerosi episodi di estorsione, minacce, danneggiamenti e incendi di autovetture ed esercizi commerciali, nel tentativo, reso vano dalla puntuale azione di contrasto delle autorità preposte e delle forze di polizia, di affermare un ruolo egemone in quell'area e acquisire il controllo di attività economiche d'interesse”.
Nel 2024 si è registrata anche la diffusione dell'utilizzo dei droni per introdurre cellulari all'interno delle carceri. Tra i 19 istituti penitenziari coinvolti in tutt’Italia, c'è anche quello di Viterbo.