VIGNANELLO - «Non è che l’inizio, continueremo la lotta». Con questo messaggio il presidente del Biodistretto della Via Amerina e delle Forre Famiano Crucianelli, ha concluso l’assemblea di Vignanello contro la discarica di scorie nucleari nella Tuscia. Nell’assemblea sono tornati tutti i temi che ben illustrano la incompatibilità fra il territorio della Tuscia e le scorie radioattive. Problemi sui quali per quattro anni si sono fatte assemblee, manifestazioni, ricorsi al Tar, ordini del giorno nelle istituzioni, una campagna capillare che ha visto la partecipazione di migliaia e migliaia di cittadini. Si è sottolineato con particolare forza, quanto la realtà delle guerre di questi nostri tempi rendano pericolosa, irresponsabile e miope la scelta di un “deposito” unico di sostanze radioattive.

Il presidente del Biodistretto ha inoltre affermato che la discarica nucleare non solo è dannosa, ma anche formalmente illegale, perché viola una legge fondamentale. Ovvero l’articolo 13 della legge sul biologico del 2022, dove si afferma la incompatibilità fra la promozione dei Biodistretti e impianti o altre installazioni che possono inquinare e che rappresentano un danno d’immagine per i biodistretti medesimi. La Tuscia è una terra con antica vocazione agricola, non è un caso che gli agricoltori sono fondamentali protagonisti di questa campagna contro le scorie, ma è anche la prima provincia italiana per numero di Biodistretti, e tutti i siti previsti nella Tuscia coinvolgono un Biodistretto. Dall’assemblea è emersa la volontà di estendere la campagna di informazione e di coinvolgimento dei cittadini oltre i confini della stessa Tuscia e di portare la protesta nella stessa città di Roma.

Primo passo importante sono stati gli ordini del giorno contro le scorie nucleari nella Tuscia approvati dal consiglio comunale della capitale e dalla città metropolitana. Scelte che testimoniano non solo la solidarietà con gli abitanti della Tuscia, ma anche la consapevolezza dei rischi per la stessa città di Roma. Mettere il fiume Tevere al centro della prossima iniziativa non avrebbe solo il significato di evocare un legame storico, antico e ideale fra la nostra terra e la Capitale, ma anche sottolineare il rischio reale che l’inquinamento radioattivo delle nostre falde acquifere possa raggiungere attraverso il Tevere il cuore stesso della città di Roma.

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