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TARQUINIA - Pippo Baudo conosceva Tarquinia e gli Etruschi. Lo ricorda il giornalista Giuseppe Castellini in un articolo pubblicato su “Italia Informa - Quotidiano Online”, un quotidiano economico-finanziario del Gruppo Italia Informa. Una testata digitale ricca di approfondimenti e news, con un focus specifico sulle eccellenze italiane e sulle società quotate in Borsa, che ha accolto anche il ricordo emozionante di Castellini nel suo incontro “casuale” con Baudo, sul finire degli anni ’80.
«Pippo Baudo, oltre ad essere uno showman, era un uomo colto - racconta Castellini - Anzi, era proprio l’uomo colto a dare profondità e originalità allo showman, rendendolo un personaggio unico dello spettacolo italiano. Vorrei portare un piccolo ricordo personale che riguarda proprio questo lato di Baudo. Era una sera di primavera, verso maggio, con i primi caldi. Avevo 28 anni e stavo chiacchierando con un amico ai tavolini ormai vuoti di un bar nella piazza principale di Tarquinia, la mia città natale. La piazza, a quell’ora, era deserta. Arrivò un’auto, si fermò davanti al Museo nazionale e ne scese un uomo, mentre l’autista restò a bordo. Per un attimo lo prendemmo per un turista, ma lo riconoscemmo subito. Ci salutò con semplicità e ci chiese dove fosse l’emeroteca politica privata più grande d’Europa, allestita a Tarquinia dal giornalista Giovanni Di Capua, figura di primo piano nella sinistra democristiana e stretto collaboratore di Ciriaco De Mita. Gli indicammo la strada, ma lui volle saperne di più. Gli dissi che conoscevo bene quel luogo, perché ero assessore alla Cultura e amico di Di Capua. La cosa lo incuriosì e, vedendomi giovane, mi chiese da quanti anni fossi in carica. Risposi che lo ero stato per cinque anni e che il mandato stava per scadere. Si sedette con noi. E lì cominciò una conversazione che ricordo ancora oggi: parlò con interesse della Tarquinia etrusca, mi chiese della vivacità culturale della città, degli eventi che vi si tenevano. Era curioso, faceva domande, ma al tempo stesso offriva risposte lucide, mostrando una preparazione che non mi aspettavo».
«Non una parola sulla televisione o sulla sua popolarità - ricorda Castellini - Anzi, sembrava quasi sollevato dal fatto che nessuno di noi due lo chiamasse “Pippo”, né mostrasse quella euforia da fan che spesso diventa invadenza. Credo apprezzasse la normalità di quel dialogo tra sconosciuti. Io rimasi colpito da un’altra cosa: un uomo dello spettacolo leggero che invece rivelava solide letture e una cultura politica sorprendente. Alla fine lo accompagnammo a piedi da Di Capua, con l’autista che ci precedeva in auto. Continuammo a discutere di etruschi, del libro di Francesco Alberoni Innamoramento e amore, delle ultime novità editoriali e di alcuni pensatori politici. Poi ci salutammo. Era notte fonda e nessuno ci aveva disturbato. Quella sera si chiuse lì. Me ne ero quasi dimenticato. Ma quando ho appreso della morte di Pippo Baudo, quel ricordo è tornato vivido. E ho provato un senso di piacere per quell’incontro imprevisto: un momento in cui lo showman lasciò spazio all’uomo colto e curioso, lontano dai riflettori».
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