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SANTA MARINELLA - Il sindaco Pietro Tidei nel corso della serata organizzata sulla terrazza del porticciolo turistico dal comitato “Pro Museo di Santa Marinella” ha riconosciuto la validità della proposta di istituire un museo della Perla del Tirreno, delegando la consigliera comunale Paola Fratarcangeli a seguire l’iniziativa.
Al sindaco, al principe Carlo Odescalchi e al Comitato stesso, è pervenuto un messaggio d’auguri e di ringraziamento da parte di Anita Garibaldi, pronipote dell’eroe dei due mondi, al quale sarà riservato uno spazio speciale nel museo, che sarà allestito nel castelletto, quando la Polizia locale avrà la sua nuova sede.
L’ingegner Luciano Marchetti, in rappresentanza del comitato, ha illustrato l’idea che questo museo e il Centro Studi e Documentazione, possano raccogliere la storia della città e dei primi pionieri da fine ‘800 a oggi. Il prof. Livio Spinelli, storico e studioso delle origini di Santa Marinella, ha rievocato la nascita di questa città, grazie anche a Giuseppe Garibaldi, che consigliò al principe Odescalchi di acquistare la tenuta di Santa Marinella dal Pio Istituto di S.Spirito, per farne una stazione climatica a due passi da Roma, in virtù della speciale aria salubre e bellezza del mare e per la prima volta ha ricostruito, punto per punto, il difficile iter dell’autonomia comunale della città, dal decreto del Presidente della Repubblica del 4 ottobre del 1949, al passaggio finale delle consegne il 30 agosto 1950.
“Come raccontava Giulio Andreotti – spiega Spinelli - il primo impulso all’autonomia venne da Papa Pio XII, che fin da bambino frequentava la nostra città, coadiuvato dal Cardinale Tisserant, titolare della Diocesi di Porto S. Rufina e dal parroco della Pirgus Padre Lorenzo suo cameriere segreto. L’iter fu avviato dal Presidente del Consiglio De Gasperi, che soggiornava spesso con sua figlia a Santa Marinella. A quel tempo, Togliatti, era spesso ospite a casa di Camilla Ravera alla Pirgus, di fronte alla villa del suo medico chirurgo Valdoni, che lo aveva operato e teneva in cura dopo il famoso attentato.
I cittadini residenti, i romani villeggianti e la locale associazione combattenti, erano coordinati dall’Avv. Carlo D’Amelio che si rapportava col Governo, il Ministro dell’Interno Scelba, la Prefettura e l’Ute, per concordare la lunga e difficile definizione dei nuovi confini comunali”.
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