Il procuratore capo di Viterbo, Paolo Auriemma, e la pm Eliana Dolce questa mattina sono comparsi davanti al gup di Perugia nell’ambito dell’inchiesta relativa alla mancata apertura di un fascicolo per lesioni personali o abuso di mezzi di correzione.

Vengono contestate loro le accuse di omissioni di atti d’ufficio conseguentemente alla vicenda che riguarda Hassan Sharaf, il detenuto 21enne egiziano che denunciò al garante dei detenuti del Lazio di essere stato vittima di presunti pestaggi da parte di agenti della polizia penitenziaria in servizio presso il carcere di Viterbo.

Il giovane tentò il suicidio mentre era in cella di isolamento il 23 luglio del 2018, poi morì 7 giorni all’ospedale di Belcolle dov’era stato ricoverato.

Nello specifico, l’accusa è di rifiuto o omissione di atti d’ufficio, per non aver provveduto ad aprire un procedimento penale in seguito all’esposto che era stato presentato a giugno del 2018 da Stefano Anastasia, garante dei detenuti del Lazio.

Nell’udienza preliminare di ieri si sono costituiti parti civili la presidenza del Consiglio, il ministero della Giustizia e i familiari del detenuto egiziano Hassan Sharaf . Per i due magistrati la procura di Perugia ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta relativa alla mancata apertura di un fascicolo per lesioni personali o abuso di mezzi di correzione, richiesta che è stata rigettata dal gip. Al termine della discussione l’udienza decisiva è stata rimandata per eventuali repliche al 18 ottobre.