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CIVITAVECCHIA – «Apprezziamo la disponibilità al confronto, ma se la decisione della sbarra è definitiva, si trovi almeno una soluzione concreta per chi qui lavora ogni giorno». È il messaggio che Alessandro Di Raimondo, titolare dello Chalet del Tribunale, e l’avvocato Paolo Tagliaferri, che lo assiste in questo percorso, hanno rivolto al sindaco Marco Piendibene durante l’incontro avvenuto proprio al piazzale del Tribunale, martedì mattina. Un faccia a faccia a cui hanno preso parte anche l’assessore ai Lavori Pubblici Patrizio Scilipoti e la consigliera Maila Baroncini, volto ad affrontare la questione esplosiva della futura regolamentazione dell’area di sosta, pronta a diventare a pagamento. Il sindaco ha ascoltato le istanze dei titolari dell’esercizio commerciale, che nel frattempo hanno raccolto oltre 1.200 firme da parte di avvocati, dipendenti pubblici, cittadini e utenti, contrari alla completa trasformazione dell’area in parcheggio a pagamento con accesso controllato da una sbarra automatica.


«C’è uno spiraglio, l’amministrazione ha mostrato disponibilità ad ascoltare» hanno dichiarato Di Raimondo e Tagliaferri. Ma sulla sbarra la posizione del Sindaco è rimasta irremovibile: non ci sarebbero le risorse per aumentare il numero degli ausiliari della sosta e quindi l’unica soluzione praticabile resta l’automazione dell’ingresso. Proprio su questo punto si concentra la maggiore preoccupazione da parte dei gestori dello Chalet: «Abbiamo ribadito che un'attività imprenditoriale non può sostenere l’incertezza di una sperimentazione. Se l’introduzione della sbarra dovesse rivelarsi un fallimento, per noi potrebbe essere troppo tardi: una perdita di fatturato può significare licenziamenti. È una questione concreta, che tocca lavoratori e famiglie di Civitavecchia». Da qui una serie di proposte avanzate all’Amministrazione: la richiesta di ottenere, come già avvenuto per la scuola di formazione della Regione Lazio, un accesso riservato o di pertinenza allo Chalet, accompagnato da un’area con parcheggi liberi o, in subordine, a sosta oraria limitata. Ma anche la proposta di valorizzare i murales presenti nel piazzale e, simbolicamente, di cambiarne il nome da “Frati Cappuccini” a “Piazzale della Legalità”, in considerazione del fatto che si tratta del principale punto di accesso al Palazzo di Giustizia e luogo di partenza per manifestazioni civiche e cortei cittadini. Nel frattempo, la raccolta firme continua. «La speranza – concludono – è che dalle parole si passi ai fatti, e che il Comune voglia realmente costruire una soluzione condivisa. Siamo disponibili anche a presentare un nostro progetto di sistemazione dell’area. L’obiettivo è migliorare, non creare barriere sociali o economiche». Il confronto, insomma, è avviato. Ma la sbarra, per ora, resta.
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