ALLUMIERE – Nella suggestiva cornice della Sala del Consiglio del Comune di Allumiere, cuore pulsante della vita istituzionale del borgo, si è svolta nei giorni scorsi la tanto attesa selezione del bozzetto destinato a diventare il Cencio 2025, simbolo artistico e identitario del Palio delle Contrade, manifestazione che da oltre mezzo secolo rappresenta l’apice della vita culturale, sociale e affettiva di questa comunità collinare.Come ogni anno, il momento della scelta del Cencio segna l’inizio simbolico del percorso che condurrà alle emozioni del Palio di agosto. Una fase importante, in cui la storia incontra l’arte e il passato si fonde con il presente attraverso le mani e lo sguardo di un artista.A comporre la commissione esaminatrice, tre figure di assoluto rilievo e sensibilità culturale: le professoresse Gisella Poce e Tiziana Cimaroli, e l’artista locale Riccardo Pasquini, che con attenzione, passione e competenza hanno valutato i quattro bozzetti pervenuti nelle scorse settimane da diverse aree del Lazio, espressione di stili, linguaggi e interpretazioni differenti.Dopo un’accurata analisi e un confronto approfondito, la decisione è stata unanime: Danila Pietrini, già autrice del Cencio 2024, firmerà anche il drappo dell’edizione 2025. La sua proposta ha colpito la giuria per la forza narrativa e visiva con cui ha saputo interpretare il tema assegnato, restituendo al pubblico un’immagine potente, densa di simboli e radicata nella storia del territorio. Il tema proposto per il Cencio 2025 affonda le sue radici nel cuore della storia sociale di Allumiere e ne rievoca una delle pagine più significative: “Il Bicentenario della concessione delle case popolari del Fabbricone ai minatori delle Lumiere e dei forni per il pane giallo da parte di Papa Leone XII”.Nel 1825, in un’epoca segnata da profonde disuguaglianze sociali, il pontefice Leone XII, al secolo Annibale Sermattei della Genga, si rese protagonista di un gesto lungimirante e rivoluzionario per i tempi: dispose la costruzione di un grande complesso abitativo – ribattezzato dai locali “il Fabbricone” – per offrire ai minatori e alle loro famiglie una casa solida, dignitosa e vicina ai luoghi di lavoro.Non si trattava solo di edilizia popolare, ma di un riconoscimento concreto della centralità della classe operaia in un’area dove l’estrazione dell’allume rappresentava il motore dell’economia locale e l’ossatura della società. Accanto alle abitazioni, vennero realizzati forni pubblici per la produzione del pane giallo, alimento semplice ma essenziale, oggi divenuto simbolo identitario e prodotto d’eccellenza.Due secoli dopo, il ricordo di quelle strutture vive ancora nella quotidianità degli allumieraschi. Il Fabbricone è abitato tuttora, mantenendo intatto il suo valore architettonico e sociale, mentre il pane giallo ha varcato i confini del paese, conquistando premi e riconoscimenti in Italia e all’estero. “Siamo particolarmente orgogliosi di aver proposto un tema così significativo – affermano il sindaco Luigi Landi e la delegata alla Cultura Francesca Scarin –. Riscoprire le pagine storiche della nostra comunità è un dovere civico e culturale. Quelle piccole conquiste di due secoli fa hanno cambiato radicalmente la vita dei nostri antenati, e i loro effetti sono visibili ancora oggi: il pane giallo è diventato un ambasciatore del territorio, e il Fabbricone continua a offrire ospitalità con il suo fascino intatto”. Curiosa e simbolica anche la coincidenza con l’attualità: “Oggi, nel 2025, abbiamo un nuovo Pontefice che ha scelto il nome di Leone XIV, successore ideale di quel Leone XII che contribuì concretamente alla crescita di Allumiere. Una connessione che rafforza il senso profondo di questo anniversario”. Come da tradizione il Cencio 2025 verrà svelato ufficialmente la sera del 15 agosto, nel corso della cerimonia solenne che apre la settimana del Palio. Quel drappo, custodito gelosamente fino alla vigilia, non è solo un oggetto artistico, ma un simbolo di appartenenza e di memoria e la sua presentazione è uno dei momenti più attesi. Il bozzetto scelto si preannuncia come una narrazione potente, in grado di parlare a tutti: ai giovani, che spesso riscoprono la storia del paese proprio grazie al Palio, e agli anziani, che in quel drappo riconoscono frammenti delle proprie radici. È un’opera che, attraverso l’arte, racconta un popolo. E come sempre accade ad Allumiere, sarà il popolo a darle vita.