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CIVITAVECCHIA – Il destino dei luoghi simbolo di Civitavecchia preoccupa cittadini e associazioni. Roberto Melchiorri, di Civitavecchia C’è, lancia un nuovo allarme sul progressivo smarrimento dell’identità storica della città, tra abbandono, silenzi e mancate scelte politiche. Tra gli esempi i locali della “calata” del porto, all’asta giudiziaria e finiti nelle mani di privati, trasformando in un’incognita il progetto di valorizzazione della Civitavecchia sotterranea. E ancora i dipinti delle casermette, soggetti a possibili asportazioni o danneggiamenti. «Le zone storiche della nostra città – denuncia – continuano a essere ignorate nelle loro peculiarità e adattate a funzioni che nulla hanno a che vedere con la valorizzazione». A completare il quadro, il rapporto sempre più fragile tra porto e città, lo sviluppo delle periferie fermo “a molti anni fa”, un’impiantistica sportiva definita “retroceduta all’anno zero”, l’antimurale scomparso, la marina inutilizzabile e il “mare murato”.
A questo elenco si aggiunge ora un ulteriore tassello: la chiusura della storica sede della ex Cassa di Risparmio di Civitavecchia a corso Centocelle, ceduta anni fa alla Banca Intesa San Paolo con i locali del piano terra da domani chiusi al pubblico e le operazioni trasferite a via Lepanto. «Un altro pezzo di storia che svanisce nel nulla», afferma Melchiorri, interrogandosi sul futuro dell’immobile che si affaccia sul tradizionale percorso dello “Struscio”. Un tempo, ricorda, Civitavecchia era sede della Banca d’Italia e, dopo Roma, tra le quattro città più importanti del Lazio: «A pensarci c’è da rabbrividire». Ciò che più preoccupa, però, è il clima che si respira attorno a queste vicende. «Peggio ancora – aggiunge – se tutto viene silenziato nel tentativo di raccontare di essere bravi amministratori». Melchiorri denuncia un meccanismo per cui “chi tace viene premiato, chi parla viene delegittimato”, mentre chi prova ad affrontare i problemi viene etichettato come ribelle. Un sistema che, a suo dire, rischia di trasformare “il nulla in sostanza”, mettendo da parte persino quella “questione morale un tempo cara al Partito Democratico”. Di fronte a questo scenario, l’associazione invita a una riflessione collettiva e urgente sul futuro della città. «È indispensabile aprire un confronto vero – conclude – perché l’alternativa, se tutto continuerà così, potrebbe essere la costituzione di un Comitato di Salute Pubblica». Una provocazione forte, che intende richiamare l’attenzione sulla necessità di restituire voce e protagonismo ai cittadini.
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