CIVITAVECCHIA – Una vera e propria rivoluzione si prepara a settembre per le diocesi di Civitavecchia-Tarquinia e Porto-Santa Rufina: cambia radicalmente l’ordine dei sacramenti per i bambini e i ragazzi. D’ora in poi si riceverà prima la Cresima, che conferma il Battesimo, e solo successivamente, a distanza di un anno, la Prima Comunione. Un ritorno alle origini della tradizione cristiana, certo, ma con uno sguardo ben piantato nel presente. È questa la novità più evidente, nell’ambito però di un percorso del tutto nuovo. 

«Un significativo rinnovamento nell’approccio alla catechesi», come lo ha definito il vescovo Gianrico Ruzza, che da tempo lavora a questa riforma, portata avanti con decisione nel contesto del cammino sinodale, e ispirata dalla volontà di costruire una Chiesa sempre più vicina ai giovani. Non una semplice riformulazione liturgica, dunque, ma un vero percorso educativo, pensato per valorizzare l’esperienza dei bambini e delle famiglie, e guidarli con coerenza in una fase complessa della crescita.

Il nuovo modello, basato su itinerari ispirati alla struttura del catecumenato, punta a trasformare la catechesi in un’esperienza viva, coinvolgente, non scolastica. Un “cammino” – questa la parola chiave – che comincia già dai primi anni di vita, e che riconosce nei sacramenti non tanto dei traguardi burocratici da raggiungere, quanto delle tappe importanti di un incontro personale con la fede e con la comunità.

I TEMPI E I PERCORSI – L’introduzione della nuova modalità sarà graduale. Chi ha già iniziato il percorso secondo l’ordine tradizionale lo porterà a termine. Per tutti gli altri, dal prossimo anno pastorale 2025-2026, si partirà con il nuovo impianto. Si parte con la fascia 0-6 anni, andando ad affiancare i genitori che chiedono il battesimo per i propri figli. Poi un primo triennio introduttivo, una prima evangelizzazione per i bambini dai 6 agli 8 anni. Quindi il percorso di discepolato (8-11 anni), con il sacramento della riconciliazione il primo anno, quello della Confermazione (Cresima) il secondo anno e infine l’Eucarestia (Comunione). A seguire, un tempo di accompagnamento e approfondimento, pensato per proseguire il cammino con i preadolescenti, una fascia non semplice, soprattutto oggi, e alla quale il Vescovo Ruzza guarda con speranza e profonda attenzione. Un percorso mistagogico per ragazzi dagli 11 ai 13 anni, con incontri per favorire lo sviluppo dei propri talenti, l’esperienza associativa e il protagonismo nelle scelte di servizio agli altri.  

LA LETTERA – Il vescovo Ruzza, in una lettera indirizzata a genitori, catechisti e parroci, sottolinea come questa scelta sia nata anche dalla presa d’atto che molti bambini iniziano il catechismo senza alcuna conoscenza della fede cristiana. Da qui l’esigenza di ripensare l’intero impianto educativo, con uno stile più narrativo e simbolico, capace di parlare al cuore dei più piccoli e di rispondere alle domande autentiche che portano con sé.  Un cambiamento che mira a rendere la comunità parrocchiale più partecipe, meno spettatrice e più madre. Ai genitori è chiesto di essere protagonisti e non semplici accompagnatori: un’inversione di rotta culturale prima ancora che religiosa.

In fondo, è una scommessa: quella di restituire senso ai gesti, autenticità ai riti, profondità al tempo della crescita. Perché, come scrive il vescovo, «l’esperienza della catechesi sia davvero bella e affascinante, un incontro vivo e luminoso con Gesù».