Una grossa incognita in materia di sicurezza e di incolumità pubblica. Nel mirino lo stabile, di grande volumetria, che affaccia su tre vie - Sant’Agostino, Bellavista e Lucchi - abbandonato da quarant’anni, lasciato nell’incuria più totale, dal cui tetto nei mesi scorsi precipitarono a terra delle tegole creando un rischio per chi si fosse trovato a transitare da lì. La preoccupazione del quartiere di San Faustino è stata rappresentata mercoledì pomeriggio da una delegazione di residenti all’assessore ai Lavori pubblici Stefano Floris. Una situazione quella dello stabile, di proprietà privata, piuttosto complessa dal punto di vista giuridico e burocratico, come ha spiegato lo stesso esponente comunale. «L’amministrazione, dopo aver individuato il titolare della società proprietaria dello stabile, gli ha inviato tre diffide che non sono state ritirate. Una soltanto, indirizzata a lui e a una socia della seconda società a cui è stato ceduto l’immobile, è stata ritirata ma ad oggi nessuno ha proceduto a fare ciò che il Comune richiedeva nelle missive: la messa in sicurezza dell’edificio». Successivamente Palazzo dei Priori «ha emesso un’ordinanza inviata alla Prefettura, atto rinnovato di recente. Siamo in attesa della risposta da parte del palazzo del governo». Nel documento l’amministrazione chiede «di intervenire per provvedere alla chiusura di tutti gli ingressi e di tutte le finestre dello stabile per rendere impossibile l’intrusione di abusivi» ha affermato Floris. Un provvedimento che ricalcherebbe quello congiunto di polizia locale, questura e carabinieri eseguito qualche tempo fa, poi rivelatosi del tutto inutile. All’epoca l’unico accessibile dei tre ingressi - quello su via Sant’Agostino - venne chiuso, in maniera alquanto posticcia, con una corta asse di legno - divelta nel giro di poco tempo - e con una catenella con lucchetto lasciata molto lasca che permette agli sbandati di sgattaiolare dentro senza eccessivi contorsionismi. Ed è soprattutto questa situazione che genera paura negli abitanti che denunciano un via vai continuo di umanità varia che si introduce abusivamente nello stabile. «Tutti i pomeriggi e tutte le sere» rimarcano e aggiungono «noi abbiamo paura. Non possiamo tutti i giorni chiedere l’intervento della polizia e dei carabinieri, distogliendo magari le pattuglie da situazioni più impellenti. Allora subentra la rassegnazione e chi può è costretto a rientrare e chiudersi in casa quando c’è ancora la luce del giorno».

Alcuni ammettono di aver addirittura pensato di agire in prima persona pur di sbarrare in maniera definitiva quell’accesso. Ma essendo tutte persone rispettose delle regole… Però il livello di esasperazione verso una situazione che appare fuori controllo e a cui sembra che anche chi di dovere non sia particolarmente interessato a intervenire sta aumentando sempre più. Un disinteresse purtroppo testimoniato anche dalla mancanza di risposte alle diverse Pec di richiesta di intervento urgente, indirizzate a Prefettura, Comune, Questura, carabinieri, vigili del fuoco e al servizio di igiene e sanità pubblica della Asl, essendo i locali anche un ricettacolo di piccioni e topi, con tanto di raccolta firme di residenti ed esercenti della zona.

L’assessore Floris ha ribadito che «purtroppo il Comune può solo transennare laddove esistano rischi per la pubblica incolumità, gli interventi sul tessuto sociale sono in capo alle forze dell’ordine». Ha quindi aggiunto che «se il pericolo per la pubblica incolumità persiste, il Comune comunque dovrà intervenire in danno. Ma al momento il regolamento comunale che consente tale azione è in fase di stesura e poi dovrà essere portato all'approvazione del consiglio nei prossimi mesi».

Nel frattempo resta la paura dei residenti e degli esercenti e anche un po’ di rabbia, visto che per sprangare quell’accesso - in attesa di interventi più risolutivi - basterebbe intanto una grossa catena legata stretta e controlli più frequenti da parte delle forze dell’ordine.