«Ho avuto modo di studiare per tutta la notte il Piano comunale di Protezione civile di Viterbo e, pur essendo molto dettagliato ed esaustivo, sono decine e decine di pagine: per essere efficace il Piano deve essere snello, chiaro e facilmente spiegabile ai cittadini in caso di emergenza». A parlare è il professor Emilio Ardovino, docente del corso di emergenza e protezione civile all’Università di Pisa e Disaster manager esperto.

L’occasione è stata la giornata di formazione dal titolo “Il volontariato di Protezione Civile” che si è svolta tutto ieri alla sala regia di Palazzo dei Priori e organizzata da Prociv-Arci, con il patrocinio del Comune di Viterbo, nell’ambito del Piano formativo nazionale di Provic Arci “Forma 360”. All’evento hanno partecipato la sindaca di Viterbo Chiara Frontini che ha portato il proprio saluto, il consigliere comunale delegato alla protezione civile del Comune Eros Marinetti, il presidente nazionale Provic Arci Celestino Moruzzi e quello del Lazio Alessandro Maietto. Decine i volontari presenti in Sala Regia con lo scopo di formarsi integralmente perché «un volontario senza formazione è come un conducente d’auto senza patente», ha precisato il professor Ardovino. Relatori sono stati anche l’ingegner Jacopo Cattaneo e Linda Pensavalli, responsabile formazione della Prociv Arci nazionale.

«E’ solo dal 1970 - ha detto Ardovino – che esiste una legislazione su compiti della Protezione civile. Prima dell’unità d’Italia i territori sismici come lo Stato della Chiesa e il Regno delle Due Sicilie ne avevano una, mentre lo Statuto Albertino no perché il Piemonte e la Sardegna sono zone poco sismiche. Dopo l’unità d’Italia tutte le singole legislazioni furono azzerate ed abbiamo dovuto attendere il terremoto dell’Irpinia del 1980 e la vicenda di Alfredino Rampi del 1981 per avere una legge sulle competenze di protezione civile, attualizzata dalla legge 225/1992 e, poi, dal decreto legislativo 1/2018».

Ardovino ha spiegato l’importanza della formazione e della semplice fruizione, da parte dei cittadini, dei piani di sicurezza perché «molti pensano che quando ci sono delle emergenze basta aspettare l’arrivo dei soccorsi ma non è così – ha detto ancora – e basta vedere cosa è successo in Emilia Romagna per il terremoto e in Toscana per gli allagamenti malgrado, queste due regioni, abbiano una Protezione civile all’avanguardia».

L’incontro, cui era presente in larga parte la Protezione civile comunale di Viterbo, è servito a formare dei volontari «che, ora, hanno dei coordinamenti chiari per legge e sono guidati con puntualità – ha continuato Ardovino -. La legislazione prevede 3 autorità di coordinamento: la Presidenza del Consiglio con il Dipartimento di Protezione civile, la Regione e il Comune con il sindaco. Quest’ultimo ha un ruolo oggi prioritario perché conosce la propria popolazione e deve coordinare gli interventi in modo completo e globale. Ricordo nel 2009 a L’Aquila quando arrivammo con il gruppo di Protezione civile della Liguria e dovemmo scegliere noi dove sistemare le tende, oggi ciò non accadrebbe più». L’incontro è durato per 8 ore consecutive e deriva dall’obiettivo di uniformare la formazione sulla protezione civile in tutta Italia: «in Lombardia e Liguria i volontari devono superare tre esami – ha concluso Ardovino – e questo metodo vogliamo estenderlo a tutta Italia o il rischio è che, al momento delle crisi, non si sappia come agire non conoscendo la legislazione e tutte le metodologie tecniche ed operative».

L’incontro, complessivamente, ha voluto, oltre a formare i volontari, fare conoscere i fondamenti dell’attività di protezione civile i cui primi fruitori sono i cittadini e si basano su una sinergica attività di confronto e preparazione del personale e degli esponenti degli enti locali, di formazione nelle scuole e di sensibilizzazione pubblica, in particolare nei giovani.