La Tuscia da sola è stata designata, suo malgrado, a salvare l’intero Lazio. Che si tratti di rifiuti - a Viterbo c’è l’unica discarica operativa nella regione - o di transizione energetica sembra che il territorio del Viterbese possa essere sfregiato e invaso senza alcuna remora.

Da ultima provincia dell’impero a capitale regionale della transizione energetica.

I numeri in materia rimandano una fotografia che la dice lunga sull’invasione del territorio provinciale a colpi di distese di silicio e di antiestetiche e rumorose pale eoliche.

Il 78% degli impianti di rinnovabili nel Lazio sono dislocati nella Tuscia. A fronte delle percentuali delle altre province - Latina è al 13%, Roma al 6 percento, Frosinone all’1,65% e 0% a Rieti - sarebbe opportuno chiedersi il perché di tale sproporzione.

Lunedì scorso, finalmente, con l’audizione in commissione regionale Tutela del territorio, degli amministratori locali e delle associazioni è emersa la volontà da parte della Regione a guida Rocca di alzare il velo che finora ha impedito di vedere l'impatto cumulativo di tali impianti.

Numeri impressionanti quelli evidenziati dalle associazioni del territorio, secondo le quali più di 86 chilometri quadrati della Tuscia sarebbero ricoperti da impianti fotovoltaici, se fossero concesse tutte le autorizzazioni richieste. Ai quali si andrebbero a sommare le oltre 900 pale eoliche, alte fino a 250 metri, previste nei progetti presentati.

Una proliferazione che rischia di compromettere il paesaggio e la ricchezza storica di un territorio a forte vocazione agricola e turistica. Una concentrazione di rinnovabili nella Tuscia dovuta anche alla «mancata definizione delle aree non idonee da parte della Regione» ha rimarcato Margherita Eichberg della Soprintendenza per l’Etruria meridionale. Presente all’audizione il sottosegretario alla Cultura e assessore di Viterbo, Vittorio Sgarbi, le cui posizioni contro l’invasione delle rinnovabili sono note da tempo, il quale ha chiesto al presidente Rocca «di rispettare gli impegni presi, la provincia di Viterbo è satura».

Una situazione che richiede provvedimenti in tempi rapidi perché pressoché fuori controllo.

Anche alla luce di quanto esposto dalla sindaca Chiara Frontini: «Solo nel comune di Viterbo sono in fase di approvazione circa 590 megawatt di impianti. Un impianto casalingo medio ruota intorno ai 3 kilowatt, questo significa che i progetti presentati a Viterbo sono pari a circa 200mila impianti casalinghi».

Sottolineando poi che «la Tuscia è l’ottava provincia d'Italia per Pil agricolo, la prima del Lazio, questo assalto avrà un impatto non solo sul paesaggio ma anche sull’economia, sul turismo e sull’agricoltura» la prima cittadina ha rimarcato che «al di là delle compensazioni, se ci fosse una ricaduta, magari si potrebbe anche ragionare. Invece tutta l’energia prodotta finisce in rete, nel sistema nazionale, e ai viterbesi non resta nulla».

Frontini, rilevando l’incongruenza delle norme, ha stigmatizzato: «Per aprire una finestra in centro il parere della Soprintendenza è fondamentale, ma per 10 pale è solo consultivo. Bisogna agire su questo punto».

Numerosi gli amministratori locali presenti, tra cui il presidente della Provincia Alessandro Romoli e la consigliera del Comune di Viterbo Luisa Ciambella che dall’estate del 2021 aveva lanciato l’allarme sull’assedio delle rinnovabili in terra di Tuscia.

Deplorando il ritardo e la mancata sinergia tra i Comuni del territorio sulla questione ha stigmatizzato il «non aver alzato la testa contro una gestione regionale mancante di una programmazione e pianificazione complessiva di tutto il territorio».

E in merito all’impegno che il presidente Rocca «si è preso per arginare questo fenomeno» ha esortato la commissione e tutti i presenti «a continuare a lavorare nella direzione che sta seguendo la Regione e soprattutto in sinergia con il territorio».

In conclusione dei lavori gli amministratori e le associazioni sono state invitate a inviare le loro osservazioni alla commissione regionale al fine di poter redigere un documento da consegnare al presidente Rocca e agli assessori competenti.