Si riaccende l’allarme nella Tuscia dopo la pubblicazione, da parte del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, della lista dei siti idonei alla realizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. Dagli iniziali 67 siti ritenuti potenzialmente idonei l’elenco è sceso a 51 aree idonee, di cui ben 21 sono tutti ubicati nel territorio viterbese. Una scrematura che purtroppo non ha spostato di una virgola il rischio che la scelta del Mase possa ricadere sulla nostra provincia.

Le aree che, secondo l’elenco Cnai presentano le caratteristiche adeguate, sono collocate nei comuni di Montalto di Castro, Canino, Cellere, Ischia di Castro, Soriano nel Cimino, Vasanello, Vignanello, Corchiano, Gallese, Tarquinia, Tuscania, Piansano, Arlena di Castro e Tessennano.

Nell’infrastruttura, che prevede un cantiere da 900 milioni di euro, quattromila operai e quattro anni di durata, saranno stoccati 78mila metri cubi di rifiuti radioattivi a bassa e media intensità.

Saranno realizzate novanta costruzioni in calcestruzzo armato all’interno delle quali saranno inseriti dei moduli in cemento in cui collocare i contenitori di metallo con le scorie radioattive, dove resteranno sigillati per i successivi 300 anni.

Viste le forti contrarietà alla costruzione dell’impianto espresse dai Comuni inseriti nella Cnai (Carta nazionale aree idonee) il Governo ha aperto alla possibilità di poter presentare, entro 30 giorni, eventuali autocandidature per ospitare il deposito.

Al momento l’unico ad aver dimostrato interesse all’offerta è il Comune di Trino Vercellese, in Piemonte.

Trascorso tale periodo, qualora non ci fossero autocandidature, nell’arco di 30 giorni si procederà a incardinare la Vas per i siti individuati nella lista Cnai.

La Sogin avrà poi altri 30 giorni per stilare la classifica finale delle aree, in ordine di priorità, da sottoporre al Mase che la inoltrerà all'Isin, l'ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare che fornirà il proprio parere entro un mese.

Tempistiche che, tra passaggi di pratiche e prendere decisioni, dovrebbero ampiamente superare la data delle elezioni europee del 9 giugno.

Le reazioni di politica e istituzioni

La notizia della conferma di ben 21 siti idonei, inizialmente erano 22, nella Tuscia ha provocato le immediate reazioni di politica e istituzioni locali fortemente contrarie all'ennesima servitù a cui il territorio dovrebbe assoggettarsi. A intervenire anche il presidente della Regione, Francesco Rocca, che auspica che «nessun sindaco del Lazio candidi il proprio Comune a ospitare il deposito».

Romoli: "Scongiurare questo scenario con ogni mezzo legale"

Il presidente della Provincia Alessandro Romoli, annunciando che nei prossimi giorni convocherà il consiglio provinciale e l’assemblea dei sindaci della provincia per valutare tutti insieme le iniziative da intraprendere, dichiara: "Esprimo grande delusione per il contenuto della Carta nazionale delle aree idonee a ospitare il deposito nazionale di scorie nucleari (Cnai) redatta dalla Sogin: il documento individua infatti 51 siti idonei in tutta Italia, di cui 21 nella sola Tuscia. Il nostro territorio è dunque quello che, in tutto il Paese, corre maggiormente il rischio di dover ospitare l’impianto per lo stoccaggio dei rifiuti nucleari. Negli ultimi mesi amministratori locali, privati, accademici e comitati civici della Tuscia hanno organizzato incontri, conferenze e seminari per spiegare come la Provincia di Viterbo abbia già fatto la propria parte nella storia del nucleare italiano e come dunque sia il caso che anche altri territori si facciano finalmente avanti per ospitare il deposito di rifiuti radioattivi in questione.
Abbiamo presentato dati, abbiamo redatto relazioni per spiegare che una struttura del genere sarebbe dannosa per il settore agricolo e turistico del territorio, abbiamo più volte chiesto incontri presso i palazzi delle istituzioni a Roma. Purtroppo, però, dobbiamo registrare come ancora una volta le lamentele della Tuscia siano rimaste inascoltate. Occorre dunque ribadire che la Provincia di Viterbo non è la 'terra di nessuno', e che non può essere utilizzata a piacimento per parcheggiare qui rifiuti di ogni genere, da quelli ordinari della capitale a quelli nucleari nazionali.
Interpelleremo dunque ogni ente e istituzione, da quelle nazionali a quelle europee, per evitare che il deposito per lo stoccaggio dei rifiuti nucleari venga realizzato nella Tuscia. Ci avvarremo infatti di ogni mezzo legale possibile per scongiurare questo scenario, che sarebbe davvero dannoso per l’economia e la vocazione agricola del territorio. E lo dico con la certezza che su questa battaglia il territorio della Tuscia è unito, al di là delle legittime convinzioni politiche di ognuno".
Movimento Viterbo 2020: "No al cimitero nucleare più grande d'Europa"

Sulla questione interviene anche Viterbo 2020, il movimento civico di cui è leader la sindaca Chiara Frontini, che invita il presidente della Regione Rocca a intercedere presso il governo.
"Noi del movimento Civico Viterbo 2020 ribadiamo il nostro No convinto all’individuazione nella nostra provincia del sito che dovrà ospitare il deposito nazionale dei rifiuti nucleari. Dopo la pubblicazione da parte del Governo Nazionale della Carta Nazionale delle Aree Idonee (Cnai) per il deposito nazionale delle scorie nucleari, rimaniamo basiti per la decisione che non ha tenuto conto in alcun modo delle osservazioni dei comitati e delle peculiarità del nostro territorio, non possiamo che esprimere rammarico per la pubblicazione di questo elenco. Sono addirittura 21 su 51 le aree della provincia di Viterbo, non si sa bene in base a quale criterio, idonee ad ospitare il sito unico nazionale delle scorie nucleari. Non possiamo assolutamente accettare e tollerare tutto questo perché il nostro territorio, oltre alla mancanza di idoneità, non può permettersi il lusso di ospitare il cimitero nucleare più grande d’Europa.
Parliamo di una provincia, quella di Viterbo, dedita al turismo e all’agricoltura, che fa delle sue peculiarità ambientali un punto di forza. Tutto questo non può, quindi, essere messo in discussione da una decisione folle e avventata, per contrastare la quale possiamo già pubblicamente rassicurare che faremo ciò che è necessario: siamo pronti a tutto pur di difendere la nostra terra da chi continua a danneggiare la Tuscia, dai rifiuti regionali laziali alle scorie nucleari. Invitiamo il presidente della regione Lazio Rocca e i consiglieri regionali del territorio a ribadire il proprio no al Governo Nazionale all’individuazione nel nostro territorio dei siti per i rifiuti radioattivi. A questo punto crediamo che sia opportuno fare sintesi: tutte le forze politiche e civiche, ad iniziare da quelle che sostengono il Governo nazionale, si assumano le proprie responsabilità verso i cittadini e si oppongano insieme a noi per evitare un’ingiustizia palese".

Fratelli d'Italia: "Il Viterbese non ha posto per nuove servitù"

Anche Fratelli d'Italia prende posizione contro un'eventuale localizzazione dell'infrastruttura per lo stoccaggio di rifiuti radioattivi nella Tuscia, evidenziando però l'opportunità offerta ai Comuni di autocandidarsi.
"La provincia di Viterbo non ha posto per nuove servitù.
Eravamo, siamo e sempre contrari alla realizzazione nella Tuscia del deposito nazionale delle scorie nucleari. La pubblicazione della Cnai (Carta nazionale delle aree idonee) sul sito del Ministero
dell’Ambiente e della sicurezza energetica è frutto di una procedura avviata diversi anni fa.
Ora, con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del Decreto Energia, l’Articolo 11 consentirà la
predisposizione di una ulteriore carta nazionale delle aree autocandidate (Cnaa) in cui gli
enti territoriali e i siti militari potranno presentare le proprie autocandidature. Tale carta verrà
successivamente sottoposta alla VAS, la procedura di valutazione ambientale strategica,
ulteriore garanzia per le comunità locali.
Il Governo non intende procedere verso un’imposizione nella scelta del sito, ma vuole
valutare le aree che gli enti territoriali spontaneamente ritengono adatte per la collocazione del deposito".
Erbetti (M5s): "Adesso basta, abbiamo già dato"

Reagisce duramente anche il coordinatore provinciale dei 5 stelle Massimo Erbetti.
"La Tuscia non è la discarica d’Italia, noi abbiamo già dato abbastanza, non siamo più disposti a subire.
Lo diciamo a gran voce, anzi lo urliamo: "No al deposito di scorie nucleari nei nostri territori". Ben 21 siti su 51 si trovano nella Tuscia e sono stati giudicati idonei per la costruzione del deposito unico delle scorie nucleari, come se in Italia non vi fossero altri luoghi per realizzare l'impianto. Sono anni che come Movimento 5 Stelle lo affermiamo, sono anni che come Movimento 5 Stelle ci battiamo ad ogni livello istituzionale, dai comuni, Viterbo in primis, ma anche in provincia e a livello regionale, a tal proposito ricordo i 5 differenti ordini del giorno presentati da tutti e ripeto tutti gli schieramenti politici in regione Lazio, volti a dire un no secco al deposito.
Siamo un territorio già ampiamente sfruttato, discarica rifiuti di tutto il Lazio, centrali elettriche e chi più ne ha più ne metta. Il nostro è un territorio a vocazione agricola e turistica, con eccellenze riconosciute ad ogni livello e non può essere ulteriormente martoriato.
È arrivato il momento che altri facciano la loro parte, non noi, noi abbiamo già ampiamente dato. Ci batteremo con ogni mezzo lecito per contrastare questo scempio e siamo pronti ad appoggiare chiunque voglia unirsi a noi. Non qui, adesso veramente basta".