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Dura presa di posizione dell’Enpa contro l’avviso pubblicato dal Comune di Viterbo per la selezione di operatori economici a cui affidare il servizio di cattura dei cinghiali tramite gabbie-trappola nelle aree urbane e periurbane. La manifestazione d’interesse si chiuderà domani e mira a individuare ditte abilitate a eseguire la cattura e il ritiro di un massimo di 150 cinghiali.
«Vorremmo sapere dall’amministrazione Frontini che fine poi faranno i cinghiali catturati - dice l’associazione - L’Amministrazione deve dare risposte. Ma il consigliere delegato al benessere animale Buzzi non ha mai nulla da dire? » L’Enpa parla di metodo barbaro ed incivile, del tutto inutile e controproducente e condanna la decisione assunta dal Comune di utilizzare delle gabbie-trappola per catturare i cinghiali all’interno delle aree urbane e periurbane. «Gli animali intrappolati in quelle gabbie soffrono e sono costretti a restare imprigionati in un tempo indefinito - dice - si potrebbe prefigurare il reato di maltrattamento animale. E come fa l’Amministrazione a sapere quando le gabbie saranno piene di cinghiali? Con quali tempi verranno monitorate?»
L’Enpa sottolinea che «non contestiamo soltanto la legittimità del provvedimento; contestiamo, anche e soprattutto, l’impostazione strategica che ne sta alla base. Poi c'è anche il problema delle gabbie a norma. Ricordiamo che le stesse sono spesso prive di marcatura CE (Comunità Europea, ndr), della targhetta di identificazione macchina e matricola, dei dati del fabbricante con relative specifiche tecniche principali, dell’ente certificatore che ne attesti l'omologazione e dell'organismo notificato. È una violazione non solo del decreto legislativo 81/08 Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro, ma anche delle norme comunitarie».
Per l’associazione si tratta di «una impostazione fallimentare, che non tiene in alcun conto il mondo scientifico e che ignora un semplice quanto evidente dato di fatto: sono più di 20 anni che nel nostro paese si uccidono animali selvatici, eppure si lamentano sempre problemi di sovrannumero. Ed è proprio questa la più lampante dimostrazione del fallimento di politiche finalizzate esclusivamente a favorire il mondo venatorio».
«La sensazione - dice ancora l’Enpa - è che si ricorra sempre alle facili uccisioni per dare l’idea di un pronto intervento, quando invece è proprio sulle risorse e sulla gestione del territorio che occorrerebbe lavorare seriamente. Forse il tema della coesistenza non è neppure preso in considerazione e per questo non si intravedono che azioni punitive».