Il consiglio straordinario aperto sull’ampliamento della discarica di Monterazzano ha preso giovedì una piega inaspettata. Nel corso dei lavori la sindaca Chiara Frontini ha ribadito la contrarietà dell’amministrazione all’innalzamento del quarto invaso per 960mila metri cubi. Un no motivato non tanto dall’opera in sé ma dal fatto che, secondo l’area rifiuti della Regione, il sito sarebbe a servizio di tutto il Lazio. In pratica come è avvenuto finora, unica differenza che ora si certifica Monterazzano come discarica regionale mentre fino ad oggi l’invasione dei rifiuti romani e del resto delle province veniva raccontata come una risposta a una situazione emergenziale, lasciando intendere che prima o poi Viterbo si sarebbe liberata degli scarti altrui. Roma dispone e il resto del mondo ubbidisce.

E proprio sul carattere fortemente romanocentrico della Regione si è incentrato l’intervento del consigliere di maggioranza Paolo Moricoli che è poi sfociato in una inaspettata conclusione dal sapore secessionista. Via dal Lazio, aderiamo all’Umbria. Forse una provocazione o più semplicemente ha dato voce a un pensiero che probabilmente accomuna Viterbo alle altre province laziali che Moricoli ritiene vengano visti come dei “cortiletti”, le cui istanze vengono fagocitate dagli enormi bisogni della città metropolitana. A fronte di ciò il suo ragionamento sul peso politico della rappresentanza locale alla Pisana si condensa in un pensiero: «Viterbo è grande come un piccolo quartiere di Roma ma quanto può contare un consigliere regionale viterbese? Contano poco o niente rispetto ai colleghi romani».

«Ma è proprio necessario che Viterbo faccia parte di questa regione che per logica non ci consentirà mai di far sentire la nostra voce? Usciamo dal Lazio e andiamo in Umbria», la sua proposta. Un’idea che prende forma sulla base dei suoi trascorsi amministrativi. Moricoli ricorda che nel lontano 2013, anche allora era consigliere di maggioranza, iniziarono i primi problemi per la discarica di Viterbo.

«Come Comune da allora in termini solidaristici è stata data la disponibilità prima a Rieti (che smaltisce a Monterazzano fin dal 2017 ndr.), poi a seguire Roma, Frosinone e Latina».

Migliaia di tonnellate di rifiuti scaricate a Viterbo, a colpi di ordinanze regionali da Zingaretti in attesa all’epoca Raggi del commissariamento del comune di Roma che, ovviamente, in termini di quantità di pattume da smaltire è quello che incide maggiormente sulla capienza della discarica.

Se l’amministrazione regionale precedente ha delle responsabilità in merito ai ritardi per risolvere un’emergenza ormai cronicizzata, Moricoli non salva neanche quella guidata dal presidente Rocca. Che lui non ha sostenuto, anche se la sindaca Frontini e la maggioranza si erano schierati pubblicamente con Rocca alle Regionali di febbraio. E ritiene di aver fatto bene «perché se il risultato è questo avevo ragione io». Aveva sperato che la presenza di rappresentanti locali in consiglio regionale potesse scongiurare il reiterarsi della problematica invece “contano poco o niente”. Su quanto possano contare tre consiglieri viterbesi arriva la replica del dem Enrico Panunzi, l’unico presente in aula a Palazzo dei Priori - assenti gli esponenti FdI Sabatini e Paterna alle prese con la predisposizione degli atti da presentare nell’aula della Pisana. Punto sul vivo, cita dei dati per far capire qual è il peso politico di Viterbo rispetto alla stragrande presenza di eletti nella Capitale. «Demograficamente Viterbo rappresenta il 5,8%, Rieti il 2,5% e Roma il 60%».

Uno strapotere pressoché impossibile da contrastare. E allora spazio alla secessione ventilata da Moricoli: Viterbo fuori dal Lazio, direzione Umbria.