I videocitofoni sono dei dispositivi estremamente comuni, il loro “esordio” sul mercato, infatti, risale ormai ad alcune decine di anni addietro.

Certamente i modelli dell’epoca non sono neppure paragonabili a quelli odierni in termini di nitidezza delle immagini, funzionalità e altre caratteristiche, è sufficiente consultare le specifiche tecniche dei migliori modelli attualmente sul mercato, ad esempio quelli del brand BTicino, visionabili nell’e-commerce www.emmebistore.com, per rendersene subito conto, tuttavia questi prodotti non possono essere considerati, appunto, una novità assoluta.

Sono ben più recenti, invece, le normative che tutelano la privacy e che disciplinano trattamento dei dati personali; norme attive a livello comunitario, dunque anche nel nostro Paese, le quali sono piuttosto rigorose.

Poniamoci subito, dunque, la domanda di fondo: un videocitofono può violare la privacy? E in caso affermativo, cosa bisogna fare per evitare sanzioni? Andiamo a scoprirlo.

È davvero possibile violare la privacy con un videocitofono?

Iniziamo col dire che il videocitofono tratta dei dati personali: le registrazioni di filmati, infatti, costituiscono a tutti gli effetti una fattispecie di questo tipo.

A questo punto verrebbe da dire: “ma come, il videocitofono serve solo per vedere chi suona a casa mia, non voglio certo violare la privacy di nessuno!”.

Certo, infatti non è il caso di allarmarsi, perché un uso “normale” del videocitofono non può certo causare alcun tipo di problematica, ma bisogna comunque fare attenzione ad alcuni aspetti che, approcciandosi superficialmente all’installazione e all’uso di questi device, potrebbero essere erroneamente trascurati.

L'installazione di un videocitofono è libera, ma la sua presenza va segnalata

Per installare un videocitofono, come anche un sistema di videosorveglianza, non è necessario richiedere alcuna autorizzazione: l’operazione può essere compiuta liberamente, e a confermarlo è la fonte più autorevole in assoluto, ovvero il sito Internet istituzionale del Garante per la Protezione dei Dati Personali.

È tuttavia necessario che la presenza del videocitofono sia segnalata con un apposito cartello, in cui si comunica, appunto, la possibilità di essere oggetto di una registrazione.

Nel medesimo cartello dovrà essere presente, oltre all’inconfondibile iconica, anche la denominazione del titolare del trattamento dei dati, ai sensi del cosiddetto GDPR, ovvero il regolamento a tutela dei dati personali di carattere comunitario.

Principio della limitazione delle finalità: cos'è e cosa implica

Nell’installare un videocitofono, la ratio deve ovviamente essere quella di riprendere esclusivamente la persona che si trova dietro l’ingresso, che si tratti di un portone o un cancello.

Secondo uno dei principi cardine del già menzionato GDPR, ovvero quello di limitazione della finalità, i filmati prodotti dai videocitofoni devono essere utilizzati esclusivamente per il riconoscimento di chi ha suonato; qualsiasi altro uso è da considerarsi improprio e, di conseguenza, passibile di sanzione.

All'atto pratico, ciò significa anzitutto che l'inquadratura non deve essere “eccessiva”, dunque sua angolazione non deve interessare in modo significativo aree pubbliche o comuni o, ancor peggio, le abitazioni dei vicini.

Per la medesima ragione, inoltre, la conservazione di tali filmati non deve essere sproporzionata in termini temporali: se si parla di un dispositivo di questo tipo, dalle 24 alle 72 ore di conservazione sono da considerarsi più che sufficienti.

I filmati registrati non possono essere condivisi in nessun caso

Nella maniera più assoluta, i filmati registrati dal videocitofono non possono essere condivisi, né pubblicamente, né privatamente con altri utenti.

Quanto detto, si badi bene, vale anche nel caso in cui essi abbiano registrato il compimento di un reato: se così fosse, infatti, essi dovrebbero essere semplicemente consegnati alle Autorità, ma mai pubblicati deliberatamente sul web.

Attenzione alla sicurezza digitale nei sistemi domotici

Oggi, come si diceva, i videocitofoni sono molto moderni e sempre più spesso possono essere gestiti in maniera domotica, direttamente dal proprio smartphone.

Alla luce di quanto detto, dunque, è indispensabile che anche la gestione digitale sia ottimale: vanno evitate le password troppo “leggere” e, inoltre, si raccomanda di proteggere le App utilizzate con la cosiddetta autenticazione a due fattori (2FA), che innalza notevolmente i livelli di sicurezza.

Se i filmati immagazzinati dovessero finire nelle mani di terzi ed essere così utilizzati in modo improprio, giustificare la propria estraneità ai fatti potrebbe rivelarsi complesso.