PHOTO
Il 25 giugno 1950, le truppe nordcoreane, guidate da Kim Il-sung, invasero la Corea del Sud nel tentativo di riunificare la penisola sotto il regime comunista: questo evento rappresentò l'innesco di un ulteriore conflitto bellico. Una guerra che vide contrapporsi non solo due nazioni, ma soprattutto due ideologie politiche distinte, e che per la prima volta mise a confronto gli Stati Uniti con l'Unione Sovietica.
Questo episodio si rivelò fondamentale nello sviluppo di quella che sarebbe diventata la "Guerra fredda". Il blocco sovietico, che esercitava la sua influenza sulla parte settentrionale della Corea, si opponeva alla parte meridionale, sotto il dominio americano.
Dal punto di vista aeronautico, questo conflitto segnò la transizione definitiva dagli aerei ad elica a quelli dotati di motori a reazione. Inizialmente, erano in combattimento i P-51 Mustang (designati successivamente F-51) americani e aerei russi come Lavochkin, Yakovlev e Ilyushin (questi ultimi erano aerei cinesi, ma operavano per la Corea del Nord); tuttavia, furono rapidamente introdotti aerei a reazione americani come gli F-80 Shooting Star, F-84 Thunderjet, F-2 Banshee ed F-9 Panther. Questi caccia, sebbene innovativi, presentavano ancora limitazioni dal punto di vista aeronautico ed oltre al propulsore, risentivano notevolmente degli studi aerodinamici degli anni '30 e '40, mantenendo ali dritte e squadrate, decisamente inadeguate per le alte velocità.
La svolta si ebbe grazie allo studio degli aerei tedeschi catturati Me-262, Ta-183 ed Me P-1011. Grazie ad essi, i tecnici Americani e Sovietici, giunsero alla conclusione che fosse necessario progettare ali a freccia, al fine di consentire all'aereo di raggiungere velocità più elevate ed evitare problematiche di compressibilità (cambio della densità dell'aria ad alta velocità, che aumenta resistenza e portanza del velivolo in prossimità di Mach 1). I Russi furono i primi a sfruttare il motore a getto e le ali controventate, introducendo nel conflitto coreano il MiG-15 Fagot.
Questo era un aereo eccellente che utilizzava velocità, manovrabilità e potenza di fuoco per abbattere bombardieri e caccia americani, che di colpo si trovarono superati di una generazione.
Particolarmente interessante è la storia dello sviluppo del motore del MiG, il Klimov VK-1: nel 1946, una delegazione industriale russa richiese ai britannici una decina dei loro nuovi propulsori Rolls-Royce Nene. Il governo di Londra, nonostante l'opposizione dei servizi segreti, cedette i motori con la rassicurazione che i loro studi non fossero finalizzati ad un uso militare. In quel momento, l'Unione Sovietica era ancora considerata una nazione amica e commercialmente era importante mantenere buoni rapporti; tuttavia, l'errore di fiducia da parte dei britannici si rivelò catastrofico. Pertanto, per il MiG-15, i sovietici copiarono uno dei migliori turboreattori esistenti (il Nene) e adottarono un'ala all'avanguardia, sviluppata sulla base degli studi sui caccia nazisti.
Gli americani dovettero rispondere rapidamente, e la sfida fu raccolta dall'industria North American che sviluppò l'F-86 Sabre, equipaggiato con un motore General Electric J47-GE-27, capace di spingere l'aereo oltre i 1000 km/h o Mach 0,95. Entrambi gli aerei presentavano vantaggi e svantaggi: il MiG-15 eccelleva nel rateo di salita e nelle virate molto strette; tuttavia, i suoi cannoni, nonostante il calibro elevato (due da 23 mm e uno da 37 mm), non erano affatto precisi, e il pilota era sottoposto a forze G considerevoli senza alcuna protezione, rendendo il volo estremamente faticoso.


Un F-86F (Modello scala 1/48 di Francesco Pasculli)
La controparte F-86 si distingueva per l'eccellente manovrabilità, specialmente a basse quote, e i suoi sei cannoni Browning da 12,7 mm erano caratterizzati da un'elevata precisione.
Inoltre, il pilota beneficiava di una maggiore protezione dagli effetti delle forze G, garantendo quindi un'esperienza di volo meno stressante dal punto di vista fisico. Gli svantaggi includevano una quota di servizio inferiore rispetto al MiG e una velocità di salita ridotta.
Con due mezzi dalle prestazioni così simili, la vera differenza era costituita dai piloti: quelli nordcoreani non erano all'altezza degli americani, più addestrati e dotati di migliori tattiche.
Tuttavia, la situazione cambiava quando i MiG erano pilotati da piloti sovietici, spesso veterani della Seconda Guerra Mondiale, addestrati al combattimento manovrato e quindi molto temibili.
Alla fine delle ostilità, il bilancio fu a favore del Sabre, con un rapporto di circa 3 a 1 (tre MiG abbattuti per ogni F-86), ma entrambe le concezioni erano valide e i loro scontri portarono il dogfight ad un livello successivo: tutto accadeva più rapidamente ed i piloti erano sottoposti ad accelerazioni fisicamente più stancanti.
Solo l'armamento, costituito di soli cannoni o mitragliatrici, evidenziava ancora il retaggio del passato.
L'era dei combattimenti aerei era ormai cambiata per sempre: i jet erano definitivamente padroni dei cieli e il rombo del motore ad elica sarebbe stato solo un lontano ricordo. Da questo momento in poi, si sarebbe cercata una maggiore velocità, un'elettronica migliorata, ma soprattutto armi in grado di abbattere il nemico dalla maggiore distanza possibile. Sulla sponda americana, già si studiavano nuovi missili non guidati, segnando così un ulteriore balzo in avanti per la conquista del predominio nei cieli.



