CIVITAVECCHIA – La Stampa del 1 settembre 1943 pubblica in prima pagina la drammatica cronaca dell’ennesimo bombardamento su Civitavecchia avvenuto il 30 agosto. Riportiamo l’intero articolo, è ricco di particolari su quelle ore tragiche in cui buona parte della città viene polverizzata. Ho effettuato un’unica modifica: correggiamo la data del 15 maggio erroneamente indicata per il primo bombardamento che subì Civitavecchia il 14 maggio, come ben sanno i nostri lettori.

“L’abitato di Civitavecchia duramente bombardato. Civitavecchia, 31 agosto.

Il nuovo bombardamento della cittadina marinara è stato di gran lunga più pesante di quello del 14 maggio scorso. I danni subiti dall’incursione di ieri sono infinitamente superiori, anche se il numero delle vittime sia stato questa volta assai limitato, per la semplice ragione che la città, dopo il primo bombardamento, era stata quasi completamente sgombrata”.

Purtroppo, le vittime accertate furono 30, principalmente militari e miliziani; i feriti circa 140. L’inviato del quotidiano torinese, forse giunto da Roma, ci offre una veloce panoramica della città:

“L’impressione che si ha, entrando in città, è quanto mai penosa: le strade rese impraticabili dalle macerie, fra le case spaccate, i geti d’acqua uscenti dalle condutture spezzate, gli alberi dei viali divelti, i fili elettrici raggomitolati in matasse. Civitavecchia ieri, nel giro di appena dodici ore, è stata oggetto di tre attacchi uno più duro dell’altro, e, mentre il 14 maggio il nemico si accanì sul centro della città, questa volta, con un preciso piano sistematico, ha distrutto gran parte dell’abitato del lato meridionale”.

Nelle righe successive ci fornisce la cronaca precisa dei ripetuti bombardamenti degli americani:

“Alle ore 11.15 della mattina arrivarono gli americani. Le poderose formazioni di quadrimotori rimasero dapprima disorientate dal rapido annebbiamento compiuto dalla difesa, e sembrava che rinunziassero al compito, ma dopo pochi minuti, quando la nebbia si era appena diradata, eccoli che sganciarono le bombe di grosso calibro, sotto le quali la parte meridionale della città cominciò a polverizzarsi. Avvolta da una nuvola di fumo e di polvere, la bella chiesa settecentesca dei frati zoccolanti, vicina alla stazione, colpita in pieno rovinava in pochi istanti. Un solo lato restava in piedi, come una quinta”. La chiesa dei Martiri giapponesi è distrutta e sarà poi ricostruita.

Interessante la notizia della cattura di un pilota americano salvatosi con il paracadute che mette sull’avviso la popolazione civitavecchiese dei prossimi e più terribili attacchi aerei degli inglesi:

“Il primo attacco era appena finito e i primi soccorsi cominciavano a organizzarsi, ed ecco l’annuncio di un prossimo assalto che sarebbe stato sferrato tra breve. Infatti, avendo la difesa abbattuto un quadrimotore, un maggiore pilota statunitense, disceso col paracadute, veniva catturato. Appena presa terra, egli accendeva una sigaretta e dichiarava che l’attacco più grave della giornata aveva ancora da venire, e che fra poco gli inglesi avrebbero gareggiato con i loro alleati in bravura devastatrice. L’annuncio era purtroppo esatto, perché alle ore 21.15 grosse formazioni di bombardieri britannici piombavano sulla martoriata Civitavecchia e fino alle ore 23 circa si avvicendavano in tre successive ondate con un massacrante carosello. Passando e ripassando rasenti i tetti, gli aviatori inglesi si accanivano sul lato settentrionale della città dove gli incendi si moltiplicavano con rapidità fulminea sotto l’azione degli spezzoni e delle bombe al fosforo”.

L’ultima annotazione del cronista è il bersagliamento del carcere che viene seriamente danneggiato. Ricorda la precedente presenza nel penitenziario dei detenuti politici che il regime fascista aveva concentrato in tre carceri fra cui Civitavecchia. Circa un mese prima, il regime fascista si era liquefatto dopo il voto “democratico” del Gran consiglio del fascismo del 25 luglio che aveva determinato la caduta di Mussolini. A causa di ciò, i portoni delle carceri italiane si erano aperti per i prigionieri politici e i civitavecchiesi avevano scoperto che l’antico carcere pontificio era un luogo di detenzione per tanti avversari ed oppositori della dittatura mussoliniana.

“L’obiettivo preferito sembrava essere lo stabilimento penale che, dopo gli attacchi del maggio, era stato in parte sgomberato specie dei detenuti politici e attualmente custodiva circa 400 detenuti addetti a lavori di vario genere. Si deve alla costruzione di due rifugi modello se nessuna vittima è da lamentare nel penitenziario quando grosse bombe caddero sullo stabilimento polverizzando le imposte delle robuste porte. Fu assai difficile mantenere l’ordine fra i detenuti e, allorché l’attacco finì, il personale si avvide che un certo numero di essi era evaso. Ma all’alba la maggior parte degli evasi si costituiva spontaneamente alle autorità”.

Pochi giorni dopo, il governo Badoglio firmava l’armistizio dell’8 settembre con gli alleati. L’Italia cambiava fronte ma per Civitavecchia proseguiva il martirio dei bombardamenti sulla città e il porto che finiva solo nel maggio 1944 pochi giorni prima dell’entrata nella città spettrale delle truppe americane.
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