CIVITAVECCHIA - «Sono circa 34 i ragazzi sistemati nelle nostre strutture, stiamo cercando di creare una scheda informativa per ognuno di loro, per capire che cosa si aspettano». Lo dice il direttore generale della Gma, impresa sociale con strutture sul territorio, Giancarlo Cantagallo che ha raccolto l’appello del Comune riguardo i 59 minori arrivati in città con le due ong Aita Mari e Life support. «Siamo stati chiamati a emergenza in corso - ha raccontato - e nel giro di un’ora siamo riusciti ad offrire il nostro aiuto. Si è trattato di un evento straordinario, la prima volta a Civitavecchia e già da sabato siamo stati allertati e abbiamo iniziato a ricevere i primi ragazzi. Hanno tutti tra i 15 e i 17 anni e vengono da Gambia, Senegal, Costa d’Avorio e Nuova Guinea, alcuni parlano solo i dialetti locali come il wolof, il francese o l’inglese ma sono tutti molto svelti e stanno già imparando la lingua». I minori al loro arrivo hanno subito voluto fare la doccia e mangiare, «erano affamatissimi - continua Cantagallo -, alcuni anche molto impauriti ma abbiamo preferito non fare troppe domande per non riaprire traumi. Abbiamo organizzato la vita famigliare, lavorando sull’integrazione e sulle piccole cose come fare il letto, cucinare, eccetera. Molti ci hanno chiesto di poter imparare l’italiano, di studiare. Noi stiamo cercando di dargli un ordine di vita. Grazie ad un traduttore di lingua wolof siamo riusciti a parlare con loro ed è stato molto importante, iniziano a fidarsi». I ragazzi si stanno lentamente riprendendo grazie al lavoro sapiente degli operatori ma per Cantagallo è importante sottolineare un aspetto: «Non siamo preparati per ulteriori arrivi. Sarebbe opportuna una politica legata alla programmazione e al realismo, non possiamo creare false aspettative in questi ragazzi, non si può vivere nell’emergenza: bisogna gestire i flussi e programmare - ha concluso - in base a strutture e risorse che si anno. Senza una prospettiva più ampia è dannoso soprattutto per questi ragazzi».

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