CIVITAVECCHIA – «Non c’è pace per Civitavecchia, neanche dopo la rimozione della statua pop-art del bacio che per anni, ha cercato invano di colmare il vuoto culturale della città, un po’ come farebbe un giovane che facendosi un piercing, tenta di darsi una ragione d’essere per apparire alternativo.

E deve trattarsi davvero di un vuoto esistenziale, perché ancora una volta è la Marina a diventare teatro della discordia. La Marina rappresenta infatti la sintesi del legame della città con il mare, il luogo che più di ogni altro ne rivela la vocazione. Purtroppo, per Civitavecchia, le diverse amministrazioni locali che si sono succedute, indipendentemente dal loro orientamento politico, non sembrano riuscire neppure per errore a proporre qualcosa in linea con la natura profonda della città: porto imperiale dell’antica Roma, sede della marina pontificia, hub crocieristico del XXI secolo.

Come si può spiegare, infatti, l’ultimo scivolone del Pincio, che vede l’installazione di una riproduzione del Titanic all’ingresso del porto, sul lungomare cittadino? Un’opera priva di qualsiasi nesso storico, paesaggistico o simbolico e anzi quasi un presagio funesto per la città stessa, primo porto crocieristico italiano e secondo in Europa. Ma la lista delle gaffe autolesionistiche è lunga. Ricordiamo iniziative come “l’assalto saraceno”, che di fatto celebrava il saccheggio della città da parte dei pirati o la targa sull’archetto di Piazza Saffi che, ancora oggi, ricorda l’espugnazione della città per mano degli stessi invece di omaggiare coloro che si opposero e vinsero.
Neppure la statua del bacio pop-art era meno autolesionista: raffigurava la celebrazione (e la violenza) di un marinaio americano per la fine della guerra contro il Giappone, dopo il bombardamento atomico, dimenticando che Civitavecchia è stata rasa al suolo dai bombardamenti anglo-americani durante lo stesso conflitto ed è oggi gemellata con una città giapponese.
A nostro avviso, si tratta forse di qualcosa di più che semplici scelte infelici: gli episodi sono troppi, si estendono su un arco di tempo troppo ampio e coinvolgono amministrazioni di tutto lo spettro politico. La città non dovrebbe cercare all’esterno l’esotico ma, al proprio interno, la sua identità. Non si può appaltare l'immaginario a fornitori esternalizzati a pagamento. Solo così potrà superare le contraddizioni e diventare un faro amato innanzitutto dai suoi abitanti e, di riflesso, da chi la visita o vi passa.
Dal canto nostro, suggeriamo all’amministrazione di andare incontro ai cittadini e di avviare un bando di idee che valorizzi la storia della città e la sua vocazione marinara. Degna di essere presa in considerazione è la possibilità dell’installazione di una statua dell’Imperatore Traiano, fondatore della città, oppure del dio Nettuno, che sappiamo era ospitata anticamente nel porto e che attualmente si trova nei musei vaticani. Persino il posizionamento di un vascello o di un sottomarino d’epoca della marina italiana, sul modello del porto di Genova, può risultare una scelta più felice dell’attuale improvvisazione che offende la città.
Civitavecchia deve ritrovare se stessa, scegliendo opere, installazioni e idee che restituiscano ai cittadini il senso di appartenenza alla storia di casa loro».
Il direttivo del Centro Studi Aurhelio