A Civitavecchia si sta affermando una nuova urbanistica: quella dei pareri esterni, delle varianti “superate” e delle interpretazioni creative delle norme. Un modello che l’Amministrazione rivendica come innovativo, ma che rischia di trasformarsi in una pericolosa scorciatoia, dove a guidare le scelte non sono più i regolamenti urbanistici, bensì le consulenze dell’advisor e del tecnico di fiducia del Comune.

Al centro di questo nuovo corso c’è l’architetto Giustini: 150.000 euro per “supportare” i dirigenti comunali nell’istruttoria dei procedimenti. Un supporto peculiare: il tecnico esterno predispone i pareri, mentre i Rup firmano gli atti e ne assumono la responsabilità. Di fatto, un’esternalizzazione della lettura delle norme urbanistiche e paesaggistiche.

Il risultato è evidente. Dove prima servivano varianti, oggi – grazie a Giustini – si può procedere senza. Il caso più emblematico è quello della stazione ferroviaria: un intervento che avrebbe richiesto una variante urbanistica ma che, improvvisamente, secondo il parere esterno non la richiede più.

Conil sindaco Marco Piendiebene che ha difeso a spada tratta, con la necessità di “fare presto” a completare gli iter amministrativi, la nuova “concezione” targata Giustini e soprattutto la scelta politica della consulenza, al’origine di un caso con Avs e con buona parte dello stesso partito del Sindaco, a cominciare dal segretario del Pd Enrico Luciani. Sia quest’ultimo che Avs hanno chiesto di ritirare l’affidamento.

Piendibene ha risposto picche, il M5S ha fatto quadrato con il Sindaco. Ora aspettiamo cosa accadrà politicamente.

Stessa logica per le Terme: la variante sarebbe pienamente legittima perché “coperta” dalla relazione paesaggistica dello stesso professionista. Ora la parola passa alla Regione Lazio, che dovrà verificare se questo approccio “innovativo” regge davvero.

Poi c’è il caso più eclatante: San Gordiano. Qui, al di là del possibile coinvolgimento o meno dell’advisor, c’è sicuramente lo zampino politico dell’assessore D’Antò. È lui, salvo poi risultare assente al momento del voto, ad aver portato in Giunta una proposta di permuta con la società Le Ginestre, che anni fa presentò un progetto residenziale su aree del Piano di Zona San Gordiano, oggi decaduto. Ma si tratta di aree a destinazione Pubblica. E questo non lo decide la politica: lo dice la legge, lo conferma il PRG e lo ribadisce una giurisprudenza granitica del Consiglio di Stato.

La decadenza dei Piani di Zona fa venir meno i vincoli espropriativi, ma non la destinazione urbanistica impressa dal PRG. Quell’area resta pubblica, punto. Una permuta che trasformi di fatto un’area pubblica in privata aggirerebbe quel vincolo, aprendo la strada a possibili profili di responsabilità amministrativa e, in caso di danno al patrimonio comunale, a un intervento della Corte dei Conti.

Il paradosso è che la stessa maggioranza ha appena approvato una variante per il rimboschimento a San Gordiano che conferma nero su bianco la destinazione pubblica di quelle aree. Le stesse per cui oggi si propone una permuta.

Civitavecchia merita un’urbanistica chiara, trasparente e rispettosa delle regole. Non una gestione affidata a pareri d’oro, varianti cancellate per decreto e scelte che rischiano di scaricare sui cittadini il costo delle interpretazioni sbagliate.

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