CIVITAVECCHIA – In un momento in cui il dibattito sul futuro della centrale di Torrevaldaliga Nord si riaccende, anche Unindustria Civitavecchia prende posizione sulla possibile proroga al 2038 dell’attività degli impianti a carbone. A intervenire è il presidente Fabio Pagliari, che definisce l’eventuale slittamento «un’opportunità per salvaguardare l’economia e dare certezze alle nostre imprese».

«Siamo in un contesto internazionale di grande incertezza – afferma Pagliari – nel quale rinviare la chiusura degli impianti a carbone garantendo produzione solo in caso di crisi internazionali è una opportunità per tutelare il tessuto produttivo locale».

Il numero uno di Unindustria sottolinea come l’associazione abbia sempre evidenziato «l’esigenza di un orizzonte temporale che permettesse di affrontare la transizione energetica con maggiore serenità». Secondo Pagliari, dunque, «un eventuale slittamento dei termini del phase out potrà accompagnare al meglio la riconversione economica del nostro territorio, che necessita dei giusti tempi di realizzazione per la messa a terra dei nuovi progetti sostenibili».

Nel suo intervento, Pagliari precisa che la proroga non comporterebbe uno stop al processo di transizione energetica, anzi: «Il futuro industriale ed economico del nostro territorio è chiaro e ben definito, anche grazie al lavoro svolto in questi anni». Il riferimento va ai 28 progetti presentati nell’ambito della manifestazione di interesse promossa dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, per i quali Unindustria sollecita «la necessaria velocizzazione dell’iter di selezione, attualmente in fase di valutazione preliminare».

Tra le priorità indicate da Unindustria, anche la nomina del commissario governativo, figura ritenuta fondamentale per accompagnare e coordinare la fase di riconversione post-carbone.

«L’eventuale proroga – conclude Pagliari – permetterà una migliore valutazione da parte delle imprese del territorio rispetto alla pianificazione e alla diversificazione dei propri investimenti, garantendo la tenuta occupazionale per centinaia di lavoratori e delle loro famiglie».