Il recente rilancio della proposta di trasferire il 72° Stormo dell'Aeronautica Militare da Frosinone a Viterbo ha suscitato già nelle scorse settimane un acceso dibattito, che ha evidenziato - da alcune parti - l’assurdità di questa scelta.

L’idea di realizzare una scuola elicotteristi interforze a Viterbo ha subito provocato una battuta d'arresto dalla Marina Militare, che ha clamorosamente deciso di non aderire all'iniziativa, gettando ombre sul futuro di questa già contraddittoria decisione.

Senza contare, e sarebbe la conseguenza numero uno, che una scelta del genere vanificherebbe la prospettiva mai venuta meno, che risale al lontano 2007, di creare nel capoluogo della Tuscia il terzo scalo regionale del Lazio dopo Fiumicino e Ciampino.

Uno dei principali aspetti negativi di questa mossa sarebbe comunque il violento impatto che avrebbe sui dipendenti, i quali dovrebbero traslocare da Frosinone, dove hanno vissuto per anni, per stabilirsi nella non vicina Viterbo.

E parliamo di diverse centinaia di persone, non di quattro gatti. Questo avrebbe un costo, anche emotivo, considerevole e potrebbe causare disagi non solo ai militari ma anche alle loro famiglie, stabilitesi lì magari attraverso l’acquisto di un’abitazione.

Inoltre, l’indotto che si sviluppa intorno all'aeroporto Moscardini di Frosinone con aziende del gruppo Leonardo (due stabilimenti, uno nel capoluogo, l’altro ad Anagni), che lavorano in sinergia con la scuola elicotteristi, subirebbe danni significativi, con non trascurabili ripercussioni economiche per quell’area della Ciociaria.

Per tutti questi motivi il vice capogruppo in Regione di Fratelli d’Italia Daniele Maura, frusinate, presenterà a breve termine all’assemblea della Pisana un ordine del giorno molto netto per tagliare definitivamente le gambe al discusso progetto di portare a Viterbo la scuola elicotteristi interforze con tutti i gravi disagi che causerebbe al personale dipendente e alle loro famiglie.

«Il 72esimo stormo - sottolinea Maura - è da tempo un fiore all’occhiello non solo delle attività dell' Aeronautica, ma anche del nostro territorio. E non intendiamo privarcene».

Ma la novità di queste ore è ancora più rilevante: il consiglio comunale di Frosinone si è largamente espresso contro la procedura di trasferimento e ha chiesto un incontro urgente con il ministro e lo Stato Maggiore della Difesa, senza contare che una europarlamentare della Lega, Maria Veronica Rosdi, si è schierata a favore delle istanze e delle iniziative che vengono dal capoluogo ciociaro.

Un ulteriore elemento fonte di preoccupazione, tra l’altro, sarebbe anche l’effetto che il maxi trasloco produrrebbe sul lavoro dell’aviazione dell’Esercito già presente a Viterbo. Il nuovo progetto di scuola interforze potrebbe infatti saturare lo spazio aereo, rendendo difficile l’operatività di entrambe le attività.

E questa situazione potrebbe costringere l’aviazione dell'esercito a trasferire alcuni reparti altrove, con conseguenze incalcolabili sul piano strategico e operativo. Fortunatamente crescono dunque le voci autorevoli che sollevano dubbi su questa decisione di cui si mormora da alcuni anni.

Il promotore dell’aeroporto di Viterbo, Giovanni Bartoletti, aveva già manifestato la sua preoccupazione suggerendo che il trasferimento del 72° Stormo venga rimesso in discussione.

«La mancata adesione della Marina all’iniziativa - sottolinea tra l’altro Bartoletti - potrebbe mettere in dubbio la validità complessiva della scriteriata scelta, che impedirebbe anche la realizzazione di lungimiranti progetti, primo fra tutti il terzo scalo del Lazio a Viterbo, da più parti agognato, da altri frettolosamente bocciato come irrealistico. Insomma, la decisione di trasferire il 72° Stormo da Frosinone a Viterbo comincia ad essere criticata da vari interlocutori, con forti argomenti a sfavore.

La speranza - afferma Bartoletti - è che il Capo di Stato Maggiore della Difesa, esperto pilota e appartenente alla Marina Militare, consideri attentamente queste osservazioni, valutando l’interesse sia delle forze armate che delle comunità coinvolte, prima di compiere ulteriori passi che potrebbero trainare risvolti negativi a lungo termine».

In poche parole la “la singolar tenzone” sull’aeroporto di Viterbo non accenna a diminuire e promette sempre nuove sorprese.

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