TOLFA - Domani sera alle 19 messa solenne in onore del patrono nella Chiesa di Sant'Egidio Abate; seguirà la tradizionale processione per i veicoli suggestivi del centro storico fino sotto al Palazzo Comunale. Ad accompagnare lungo il percorso, il mezzo busto di Sant'Egidio portato a spalla, le note musicali della Banda "G.Verdi" fin di ritorno in Chiesa, per ricevere la Solenne benedizione finale. Saranno poi innalza (tempo meteorologico permettendo) i Globi Aerostatici (Le pallone de Santeggidio) in piazza Matteotti. In piazza V. Veneto, a partire dalle 21.15, andrà in scena il “Tale e Quale Show”, lo spettacolo che porterà sul palco alcuni dei più apprezzati finalisti del celebre programma televisivo. Tra i protagonisti si esibiranno Daniele Si Nasce, Gianfranco Lacchi e Armando Tartaglini, che regaleranno al pubblico performance travolgenti e grandi imitazioni, in un mix di musica e divertimento. Daniele quartapelle, in arte Daniele Si Nasce è un cantante, autore e compositore ed è noto per la sua esibizione in omaggio a Renato Zero, da cui prende ispirazione con grande rispetto e fedeltà musicale; ha partecipato al programma televisivo “MilleVoci” e vincitore assoluto della trasmissione Tale e quale Show su Rai 1 condotta da Carlo Conti. Gianfranco Lacchi è invece un “cantattore” romanoromano che unisce musica e recitazione; è stato finalista di tale e Quale. Armando Tartaglini voce potente e carismatica è specializzato in Rhythm & blues e collaboratore dei Les Naifs con cui porta in scena indimenticabili cover di Zucchero e altri grandi artisti. La serata culminerà con due appuntamenti imperdibili: la tradizionale Tombola di Sant’Egidio e, subito dopo, alle 23.30, il grande spettacolo pirotecnico che illuminerà il cielo di Tolfa, chiudendo in bellezza tre giorni di festa, musica e cultura. Un finale che promette emozioni e una piazza gremita per celebrare uno degli appuntamenti più attesi dell’estate tolfetana.

Nell’anno giubilare, il parroco di Tolfa don Martin Bahati ed il suo gruppo di collaboratori domenica 31 agosto 2025 faranno vivere alla comunità di Tolfa, la tradizionale festività liturgica in onore del patrono Sant’Egidio Abate (il suo giorno ricade il 1 settembre). Domenica 31 agosto verrà celebrata alle 19 la Messa Solenne in onore del Patrono nella Chiesa collegiata di Sant’Egidio Abate, eretta dai tolfetani in onore del loro patrono e costruita nella sua forma primitiva verso la fine del XIV secolo. Nel corso dei secoli è stata soggetta a continui ampliamenti e ristrutturazioni; la Chiesa di S. Egidio fu eretta a Collegiata dal Papa Sisto V nel maggio del 1588. La struttura primitiva ha subito nel corso dei secoli vari ampliamenti e rifacimenti come ci attesta Alessandro Bartoli, che nei suoi scritti inediti si sofferma a parlare più volte di questo edificio. La trasformazione più consistente fu fatta intorno al 1630 per far fronte all’aumento della popolazione. Il progettista fu l’architetto fra Michele da Bergamo, frate cappuccino. Con questo intervento furono aggiunte alla navata centrale altre due navate, quella di destra e quella di sinistra, alle quali, in tempi successivi, furono aggiunte alcune Cappelle. Nel 1728 fu ampliata la Sagrestia e, nel 1768, la primitiva travatura in legno del soffitto fu sostituita con un’;armoniosa volta in muratura. L’ultimo consistente intervento di restauro è stato effettuato nel 1954. Con questi lavori fu mutato notevolmente l’aspetto interno e, su progetto dell’architetto Mario Leonardi, la facciata è stata rivestita in travertino e cortina di mattoni. In questa Chiesa ufficiavano molte Confraternite. (fonte: Tesi di Laurea Facoltà di Teologia – La Confraternita del SS. Salvatore degli Agricoltori di Tolfa). Ma ciò che dà maggiormente prestigio alla Chiesa collegiata di Sant’Egidio Abate è il “Torrione” esterno dell’abside della chiesa, così chiamato perché è a forma di grossa torre semicircolare. Il “Torrione” era parte della cinta muraria della Tolfa medioevale (Archivio dello storico Giovanni Padroni). Alle ore 20 prenderà vita per i vicoli suggestivi del centro storico di Tolfa fin sotto al Palazzo comunale abbracciando tutta la comunità, la tradizionale processione a cui parteciperanno i Rioni, i Gruppi parrocchiali, tutte le associazioni di Tolfa e le autorità. Ad accompagnare lungo il percorso, il mezzo busto di Sant’Egidio sorretto a spalla. Ad un Cap. Carlo Cellio, si deve la donazione alla Chiesa di S.Egidio del busto del Santo in metallo dorato, che è conservato sotto l’altare della Cappella del SS.Salvatore. Alla base del busto si legge: Cap. Carlo Cellio. La famiglia Celli aveva come stemma il giglio Farnese. (fonte: Tesi di Laurea Facoltà di Teologia – La Confraternita del SS. Salvatore degli Agricoltori di Tolfa). La Tradizionale processione percorrerà Tolfa accompagnata dalle note della Banda musicale “Giuseppe Verdi” (in essere dal 1866), riportando i tanti fedeli nella Chiesa collegiata di Sant’Egidio Abate per ricevere la solenne benedizione finale. Come da tradizione, ad attendere la fine della processione, in piazza Vecchia piazza Giacomo Matteotti, uno dei momenti più attesi a Tolfa: l’innalzamento dei Globi Areostatici meglio conosciuti in dialetto come “le Pallone de Santeggidio”. Per poi arrivare sotto il palazzo comunale dove dal suo balcone verranno estratti i numeri della “Tómbela” (tombola) alle ore 22.30, per poi rimanere meravigliati davanti alla bellezza dei “mortaletti” o “le foche” (i moderni fuochi d’artificio) alle ore 23.30. Non mancheranno ai festeggiamenti tradizionali, spettacoli di folklore. Il libro “Il racconto dei Tolfetani” del Prof. Ferdinando Bianchi, storico di Tolfa ricorda che: Fino alla costruzione della parrocchia delle Allumiere (31 agosto 1752) a Tolfa, erano costituite due sedi parrocchiali, quella di S. Egidio e quella della Sughera. Per la festa del Patrono era il Comune a provvedere alla formulazione del programma e alla sua diretta gestione organizzativa e finanziaria, spendendo una media di sessanta scudi. Attraverso i suoi scritti e non solo, le nuove generazioni stanno acquisendo informazioni e preparazione sul grande Patrimonio Culturale e Secolare che Tolfa possiede che è da tutelare. E se vi state chiedendo cosa siano “Le Pallone de Santeggidio”, riportiamo fedelmente le parole del Prof. Bianchi. “Le Pallone de Santeggidio”. I palloni di carta variopinti, lanciati nel cielo notturno dopo la processione in onore del Santo Patrono e poi usati come forma di divertimento popolare anche in altre occasioni, sono adesso indissolubilmente legati alla figura del loro più popolare costruttore, Giacobbe. Si tratta di palloni di grosse dimensioni costruiti con carta colorata alquanto sottile, che vengono annalzati per mezzo di un fuoco di pece e bastoni che viene acceso alla loro base e che rimane ad essi attaccato. Spesso i palloni raggiungono altezze tali da rendersi invisibili ad occhi umani, spesso però bruciano tra le mani di chi li innalza, provocando un allegro panico tra gli spettatori. Dal volo dei palloni i paesani traggono gli auspici per la stagione invernale. Vengono innalzati sempre dopo la processione in onore del Patrono o di altri santi tutelari del paese, San Michele Arcangelo, San Antonio Abate, accompagnati nel loro itinerario verso le serenità della notte, dal suono allegro della banda. A Tolfa sopravvivono come un’istituzione gelosamente custodita, entrata ormai da tempi immemorabili nella cultura e nel linguaggio. Ad esempio ad un portiere di football che non sia particolarmente abile nella presa si dice che non sa prendere nemmeno i palloni di Sant’Egidio (o di Giacobbe). La tradizione di lanciare i palloni risale tuttavia a tempi difficilmente determinabili. Sfogliando i volumi dell’Archivio comunale è possibile avere notizia di come, almeno dal 1585 i palloni venissero fatti volare. In un conto di previsione di spesa per le feste patronali del 1585 si legge infatti. “Palloni di Sant Egidio e botte di vino secondo il solito” (cioè almeno dal 1552 come risulta da altra analoga testimonianza). Il vino di cui si parla veniva offerto ai “cursori a cavallo”. Saltiamo alcune date e andiamo, a mo’ di esempio, al 1817 per osservare un programma tipico e starei per dire moderno, di festa per il Patrono: Corsa dei berberi (Corsa dei Cavali al fantino); globo aerostatico; mortaletti; banda musicale; giostra per il giorno di Santa Cristina. 1833: “Corsa dei barberi, globi aerostatici, spari, banda musicale, e giostra per il giorno di Santa Cristina”. (Si tratta di Santa Cristina martire i cui resti furono portati a Tolfa e collocati in un’urna della chiesa di Sant’Egidio da una catacomba sulla via Ostiense nel 1773). Tolfa, della sua Tradizione secolare ne è orgogliosamente fiera. Nel 2025 i festeggiamenti per il Patrono portano ancora rispetto alla Storia che vive ancora nel paese collinare come nel 1817 con i Globi Aerostatici, la Banda Musicale, I fuochi d’artificio e la Corsa dei Cavalli. Quest’ultima negli ultimissimi anni sta sperimentando nuove formule, ma fermandoci al dato dell’Archivio comunale del 1817, ha ben 208 anni, due Secoli di Storia ed è una delle corse più antiche d’Italia. E le Bandiere appese in tante case dei tolfetani, ricordano la forza di far vivere questa Corsa in onore del Patrono anche in tempi duri come l’uscita dalla Guerra. Il 1 settembre 1945, non mancarono al tradizionale appuntamento. Importante anche ricordare che per questa Corsa dei Cavalli al fantino in onore del Patrono Sant’Egidio Abate corsero sulla storica pista Viale d’Italia i grandi dell’equitazione e su quella meravigliosa vetrina tolfetana, le contrade senesi scelsero per il Palio di Siena: il fantino GIUSEPPE GENTILI in arte Ciancone (a Siena il "professore") arrivò a Siena nell'immediato dopoguerra. Vinse il Palio del '46-'47 per la Contrada Giraffa e Nicchio, nel '50 per l'Onda, nel luglio del '51 per Pantera ed agosto dello stesso anno per Tartuca, nel '55 per il Bruco, nel '59 per l'Oca, nel '60 per la Civetta e nel '69 per l'Onda. Il fantino ANTONIO TRINETTI in arte Canapetta, arrivò a Siena nel '59, nei primi anni in piazza riuscì a correre per la Lupa e la Tartuca. Ma fu con il Drago che vinse il suo primo Palio nel '62 e nel '68 con la Chiocciola. Mario Lucarini, a Siena detto Mario de la Tolfa, gli fece il guardia fantino nella Chiocciola. Il fantino TORQUATO MOGGI in arte Tafanello, negli anni '60 vinse gli invincibili Canapetta e successivamente Ciancone nelle Corse dei Cavalli in onore di Sant'Egidio. Venne convocato per il Palio di Siena da numerose contrade. Offerte che fu sempre costretto a declinare perché impegnato nelle attività lavorative di famiglia. Il fantino AUGUSTO BERARDOZZI in arte Pizzichetto, che se pur non vincitore, venne convocato per il Palio del 2 luglio 1969 e del 16 agosto sempre del '69 dall'Aquila, mentre il 21 settembre dello stesso anno dalla contrada Tartuca. Il fantino ANTONIO VILLELLA in arte Trentacinque (a Siena Sgaibarre), ha esordito in Piazza del Campo nel luglio 2003, vincendo con i colori della Selva. in totale le partecipazioni di Sgaibarre al Palio di Siena sono undici. Questi alcuni dei nomi, che i tanti tolfetani ricordato sui social, ma non si esclude che la ricerca di altri fantini che diedero prestigio a Tolfa oltre confine non vada avanti e chissà che (in dialetto) la tanto amata “Cursa de le Cavalle” venga ripristinata in onore del Patrono. La più moderna “Tómbela” (tombola) di Tolfa che ci sarà domenica 31 agosto 2025 alle ore 22.30 in Piazza Nuova (piazza Vittorio Veneto), viene descritta o meglio una sua curiosa vicenda viene raccontata in poesia in dialetto nel libro “Storie e personaggi de la vecchia Tolfa” di Ettore Pierrettori: La Tómbela Comincia co’ ‘no sparo e ‘l campanone la festa che se fa qui al mi’ paese; tridue e Messe ‘nde le varie chiese e, a la viggija, c’è la processione. Cursa de le cavalle e, a più riprese, la musica e de sera le pallone; la tómbela al Comune e ‘l cartellone, se fa pe’ rimedialle ‘n po’ de spese. Le numere sò’ dentro a ‘n bussellotto, come uno sòrte, a squarciagola urlava ‘n òmo llì pronto: “Numero!... trentotto!”; “Numero!...” e llì a ‘aspetta’…, ma lu’ n’fiatava; tuttorumbòtto l’usci fòra ‘n fiòtto… “Scusate, popolo, adèra ‘na fava!” (un seme di fava). Mentre come ci spiega il Prof. Ferdinando Bianchi nel libro ““Il racconto dei Tolfetani” alla conclusione della festa dedicata al patrono, si celebrava, fino a recente memoria, la festa della Radica, che prevedeva lo svolgimento di attività ludiche tipicamente paesane quali la corsa dei maccheroni, la corsa nel sacco, la cuccagna e la divertentissima corsa delle pile, consistente nel colpire, stando a dorso d’asino, con lunghissimi bastoni, delle pentole di terracotta legate ad una corda posta orizzontalmente di traverso ad una strada e riempite con oggetti più variati. Se concorrevi dovevi perfino “…sta accorto si te sorte la sorca dal callaro” (se dalla pentola di terracotta usciva un topo). Alla fine della festa qualcuno faceva la parte del morto a simboleggiare la conclusione di questa allegra giornata di divertimento a buon mercato. Ma naturalmente niente vietava ai più attaccati al Santo di prolungare i festeggiamenti all’osteria, lodando in letizia il Patrono. E come ci ricorda Ettore Pierrettori nel suo libro “La Tòrfa dal Barsòlo – poesie in dialetto tolfetano. La festa de la Ràdica. Appena che la festa adè finita de sant’Eggidio nostro protettore la Ràdica adè subbito ammannita (preparata), che mo è chiamata festa de folclore. Partecipa la gente divertita a fa’ la cursa de le maccarone e la cuccagna vène po’ allestita, pe’ fa sguilla’ c’è ‘l grasso col sapone. La cursa al sacco e quella del sumaro e ‘n quella de le pile hae dasta’ accòrto si te sòrte la sorca (il topo) dal callàro. E ‘ntanto che ‘ste cose guarde assorto giù pe’ la via ch’è d’Annibbalcaro… ècchete Nino che faceva ‘l morto. Ma ‘l funerale è corto e appena adè vicino a ‘n’osteria se ferma, fa ‘na tazza e pò’ va via. Finisce l’allegria e su la festa se cala ‘l sipario… come che Nino t’entra lì da Dario (gestore di una vecchia osteria). La Festività popolare per il Patrono di Tolfa, Sant’Egidio Abate è dunque non solo un Patrimonio Culturale ma addirittura Secolare che pochi luoghi possono vantare. Questa Antica tradizione è un fiore all’occhiello per il Comune di Tolfa che insieme ad altri 11 comuni della DMO Etruskey, è ufficialmente in corsa per diventare Capitale Italiana della Cultura 2028.

Per fare i tradizionali “biscotte de Santeggidio” occorrono 20 uova, 1 kg e 3 etti di zucchero, 4 cucchiai di semi d’anice, 3 etti e mezzo di lievito di birra o pasta madre (biga); 2 litri di acqua tiepida, farina 00 q.b, un pizzico di vaniglia o cannella (se piace), 2 bicchieri di marsala, un pizzico di sale (la dose può essere anche dimezzata, se si vuole avere meno biscotti). In una ciotola mettere a bagno i semi d’anice con l’acqua tiepida, il lievito di birra o pasta madre. Sbattere le uova ed aggiungere, insieme allo zucchero, un pizzico di vaniglia o cannella (se piace), il marsala ed un pizzico di sale. Mescolare bene il tutto aggiungendo man mano la farina quanto basta. Una volta amalgamati gli ingredienti, formare dei panetti dalla forma allungata (filone di impasto per i biscotti) ed aspettare che lievitino fino a raggiungere il doppio della grandezza iniziale (circa 3 ore). Spennellare sopra con il tuorlo d’uovo sbattuto per dorarli, informare e cuocere. Una volta sfornata, se lasciata così è la tradizionale Piccia tolfetana che generalmente si usa per i rinfreschi di battesimi, comunioni, cresime e matrimoni. Gustata a fette morbide immerse in una buona tazza di cioccolata calda. I biscotti di Sant’Egidio si fanno semplicemente tagliando a fette la piccia ed infornando fino a far biscottare. Questo tipi di biscotto si mantiene a lungo. I più golosi consigliano si spalmare sopra i Biscotti di Sant’Egidio, della crema al cioccolato ed inzupparli nel latte e caffe, thè o tisana per un ottima colazione. È possibile trovare ancora ad oggi nelle botteghe di Tolfa, in questi giorni del patrono i suoi tradizionali biscotti.