QUI LECCE-NAPOLI. Un Milinkovic-Savic in versione pararigori e un’accelerata convinta con i suoi uomini migliori dopo un’ora di gioco a basso ritmo e il Napoli evita la trappola Lecce, si prende tre punti pesanti e avvia il tentativo di fuga in vetta portandsi a +3 dalla Roma (attesa oggi alle 18.30 contro il Parma). Nonostante le tante assenze, tra cui quella “pregiat” di De Bruyne, la squadra di Conte seppur con qualche rischio di troppo, riesce a superare l’ostacolo pugliese con una rete di testa al 69’ del solito Anguissa (elemento insostituibile in questo avvio di stagione) ottenendo una vittoria esterna costruita con pazienza e un pizzico di prudenza di troppo nel tentativo di consumare meno energie possibili. È stata però necessaria la parata ad inizio ripresa del portiere serbo, abile nel neutralizzare dal dischetto il penalty di Camarda, a svegliare il Napoli. Appena inseriti McTominay e Hojlund (al posto di Lucca, ancora sterile, e Politano) i campioni d’Italia hanno alzato il baricentro, accelerato il gioco e trovato la rete che ha sbloccato il match. Il Lecce nonostante equilibrio ed attenzione ha pagato il poco coraggio, messo in campo solo nel finale dopo un primo tempo di puro contenimento e massima attenzione. Ma contro squadre del calibro del Napoli basta una errore per far crollare tutto il castello. Conte fa riposare McTominay che lamenta un indurimento muscolare, inserisce Elmas a centrocampo e punta sul tridente Politano, Lucca e Lang (alla sua prima da titolare) per andare in fuga ma la scelta non si mostra efficace perchè balza subito all’occhio l’assenza di ritmo e spinta offensiva. La catena di destra del Napoli è completa, formata dai tre interpreti che si conoscono a memoria nei tempi e nel riconoscimento degli spazi. Ed è da lì che nascono il maggior numero di azioni offensive senza però riuscire mai a pungere. La prima vera occasione arriva invece dal lato opposto con Politano che al 32’ non riesce ad inquadrare lo specchio della porta da buona posizione, su un traversone a destra teso leggermente deviato. La squadra campione d’Italia insiste con Olivera fermato da una splendida parata di Falcone ma i partenopei non danno mai continuità alla loro manovra. Per il resto pochi brividi se non una girata di Camarda in area che sfiora la traversa. Un Lecce molto umile, ordinato ma parecchio timido offensivamente riduce al minimo i rischi contro un Napoli che non ha mai dato la sensazione di voler accelerare il ritmo. Ad inizio ripresa il Lecce ha la grande chance di portarsi in vantaggio dagli undici metri per un leggero tocco di mano in area di Juan Jesus che l’arbitro fischia dopo un check del Var. Camarda dal dischetto si fa però ipnotizzare dal solito Milinkovic-Savic, che si conferma portiere pararigori dopo i quattro neutralizzati nella passata stagione. Il Napoli evita il pericolo ma se vuole vincere ha bisogno di scuotersi e accelerare corsa e ritmo. Così dopo un’ora di gioco Conte fa uscire Lucca, ancora poco incisivo, per Hojlund (al rientro dopo un leggero affaticamento muscolare) e dà spazio a McTominay che sostituisce Politano. È un altro Napoli, più dinamico, solido ed incisivo e al 69’ arriva la rete di Anguissa che di testa raccoglie e spedisce in rete un pallone frutto di una calibrata punizione di Neres (entrato ad inizio ripresa al posto di Lang), sorprendendo la difesa avversaria. Sbloccato il match il Napoli si è limitato a chiudere gli spazi dei pugliesi (fuori Camarda cndizionato dall’errore dal dischetto), contenere gli assalti un pò squilibrati dei padroni di casa che contro il Napoli eguaglia il record negativo di cinque match di fila a secco di reti contro una singola squadra nel torneo.
QUI ATALANTA-MILAN. Intensità, fisicità, prodezze balistiche e sprazzi di qualità tra Atalanta e Milan che regalano a Bergamo un pareggio per 1-1 vibrante e pieno di emozioni. Alla fine le due inseguitrici che guardano ai piani alti si annullano nel punteggio prendendosi un punto a testa utile solo per scuotere la classifica. Il Diavolo puntava al colpo grosso a Bergamo per tenere il passo del Napoli e scavalcare la Roma, la Dea invece puntava ad una vittoria pesante per certificare le proprie qualità e dare, da imbattuta, un peso specifico al suo gioco cancellando la striscia di pareggi. Ne esce un match per larghi tratti ad alta velocità scosso subito al 4’ dalla rete di Ricci, al quale ha risposto un eurogol al 35’ di Lookman, che torna così a riabbracciare simbolicamente il suo pubblico dopo un’estate di fuoco. Era dal 2011 che l’Atalanta non pareggiava per cinque volte consecutivamente e cinque partite senza vincere la Dea non le viveva dal febbraio del 2022 con Gasperini. È dunque l’ennesimo pareggio, il settimo in 9 partite, statistica che non la fa certo decollare ma che comunque conferma le capacità di una squadra viva capace di reagire allo svantaggio e di sfiorare a più riprese la rete della vittoria. Meglio il Milan del secondo tempo con i cambi e l’inserimento di Loftus-Cheek e Nkunku (al posto di Leao e Gimenez poco brillanti) che hanno messo alle corde una Dea che dopo un’ora di corsa e intensità ha calato il ritmo per poi gettarsi di nuovo all’assalto nel finale. Ed è servito proprio nei minuti conclusivi il miglior Maignan per salvare il risultato alla squadra di Allegri che mette comunque a segno l’ottavo risultato utile consecutivo anche se scivola a -3 dal Napoli capolista. Il gol lampo indirizza subito la gara: su calcio d’angolo di Modric, pallone messo fuori centralmente da Ahanor, Ricci calcia di controbalzo dal limite dell’area e grazie ad una deviazione di Ederson, trova l’angolino. L’Atalanta però non si fa condizionare dallo schiaffo a freddo, si getta in avanti con sterzate ed accelerazioni, alza intensità e qualità e si fa subito pericolosa con un colpo di testa di Hien che prende a tutti il tempo ma non riesce ad indirizzare verso la porta di Maignan. Il Milan prova a contenere una Dea vivacissima e va in sofferenza subendo la velocità dei nerazzurri e il loro fraseggio rapido a centrocampo. Al 21’ Ederson riceve dal limite dell’area, si gira e calcia di sinistro impegnando Maignan in un intervento in due tempi, poi al 27’ Ahanor davanti al portiere controlla e di sinistro a botta sicura alza troppo il tiro che finisce alto. Non fallisce invece il bersaglio Lookman che dalla stessa posizione una manciata di minuti dopo si inventa uno dei suoi gol capolavoro: Pasalic imbuca per il nigeriano che controlla a seguire, si sposta il pallone sul sinistro e calcia fortissimo sotto la traversa impedendo l’intervento di Maignan. Bergamo esulta e riabbraccia simbolicamente il suo pupillo artefice di una estate di braccio di ferro tra il giocatore che voleva andare via all’Inter e la società che non ha ceduto alle richieste del pallone d’oro africano che mancava il gol in nerazzurro dal 12 maggio scorso. Nella ripresa Allegri decide di rinunciare a Leao, al suo posto Nkunku sostituisce, la Dea resta la stessa, sempre propositva e pronta a spingere (al 57’ doppio tentativo in area di Bernasconi) ma con il passare dei minuti la sfida si fa più disordinata e confusa, con troppi errori in fase di impostazione e controllo, a conferma delle energie spese dopo un’ora di gioco. Gimenez ancora una volta a secco cede il posto Loftus-Cheek e il Milan appare più vivace e brillante. Pirprio il neo entrato al 65 anticipa tutti di testa sl cross di Bartesaghi, l’inglese cerca la sponda di Nkunku, anticipato dall’intervento con il petto di Kossounou. È un buon momento per il Diavolo, che grazie ad iniziative individuali e strappi in verticale insiste e mette alle corde i bergamaschi che ora faticano ad uscire dalla propria area. Allentata la morsa bergamasca i rossoneri riescono a trovare meglio la verticale e farsi dunque più pericolosi. Juric decide così di affidarsi alla panchina per ridare ossigeno alla manovra inserendo Djmsiti e Bellanova (al posto di Ahanor e Bernasconi). La Dea spinge con tutet le forze rimaste e all’85’ serve una prodezza di Maignan su un tiro a giro in corso di Zappacosta a negare il gol della vittoria ad una Dea in continua crescita anche se malata di “pareggite”.
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