Corsa in solitaria per Alessandro Romoli. Quella del presidente uscente è l’unica candidatura presentata per lo scranno più alto di Palazzo Gentili. Scaduti ieri alle ore 12 i termini per depositare i nomi di eventuali competitor. Un’attesa dovuta anche se, dopo l’appoggio esplicitato pubblicamente nei giorni scorsi da Fratelli d’Italia, i cui rappresentanti in consiglio provinciale siedono nei banchi dell’opposizione, le probabilità che qualcun altro si proponesse erano pressoché nulle.

Nel suo endorsement, il coordinatore provinciale dei meloniani Massimo Giampieri spiegava le ragioni della presa di posizione: «Come partito guida della coalizione, FdI ha l’onore, ma anche l’onere, di ricomporre la compagine di centrodestra in vista di tutte le prossime importanti tornate elettorali. Anche in questa prospettiva, abbiamo deciso di assumere una linea di responsabilità e, pur mantenendo una posizione critica nei riguardi dall’assetto politico che sta amministrando, gli eletti nei comuni della Tuscia di Fdi sosterranno la candidatura di Alessandro Romoli – attuale segretario provinciale di Forza Italia – alla presidenza della Provincia facendo prevalere l’unità del centrodestra».

Romoli si appresta quindi a ricoprire il ruolo di presidente dell’amministrazione provinciale di Viterbo per il secondo mandato quadriennale. Salvo che nel frattempo non arrivi la tanta auspicata riforma per riportare l’ente Provincia alla dignità amministrativa e al recupero delle competenze di cui è stata “spogliata” dalla legge Delrio, vigente dall’aprile 2014. Undici anni in cui gli amministratori che compongono il parlamentino dell’ente, classificato di secondo livello, non si sono più dovuti misurare con quella formula democratica che è il suffragio universale.

Fuori i cittadini dalla consultazione, riservata solo ai sindaci e ai consiglieri comunali. Con il risultato che la Provincia nell’ultimo decennio è stata percepita nell’immaginario delle comunità del territorio come un Palazzo distante, su cui il popolo non disponeva di alcuna capacità di fare pressione con il peso del voto. Una percezione in parte sconfessata dalle competenze ancora in capo alla Provincia, tra cui la viabilità, l’edilizia scolastica e la tutela ambientale.

Un fattore, quello di recuperare la distanza percepita, su cui Palazzo Gentili ha molto lavorato negli ultimi tempi anche con una comunicazione costante delle attività svolte. Domenica 21 dicembre, dunque, la “casta” degli amministratori dei Comuni della Tuscia - circa 900 gli aventi diritto - sarà chiamata a deporre la scheda nelle urne. Uno stampato con un unico nome: Alessandro Romoli. I seggi saranno aperti dalle 8 alle 20. Lo spoglio avverrà la mattina del 22 dicembre - per ovvie ed evidenti ragioni si concluderà in tempi celeri - e poi l’immediata proclamazione dell’eletto.

Per la suspense si dovrà attendere le elezioni del consiglio provinciale, che nei primi mesi del prossimo anno giunge alla naturale scadenza del mandato. I due anni terminano il 20 marzo ma l’assemblea consiliare può mantenere le proprie funzioni anche per i tre mesi successivi. In queste consultazioni la politica tornerà a indossare i simboli che identificano le diverse sensibilità in campo. Ed è lì che si potrà valutare il peso dei partiti tramite i consensi ottenuti nelle urne e avere una fotografia, anche se parziale, della geografia politica del Viterbese.