CIVITAVECCHIA – I consiglieri comunali Massimiliano Grasso (capogruppo di FdI) e Mirko Mecozzi (capogruppo della Lista Grasso) lanciano l’allarme sul nuovo modello di raccolta differenziata “per zone”, annunciato ieri e che entrerà in vigore dal 30 giugno.

«Dietro la promessa di maggiore efficienza – dichiarano - sembra nascondersi, in realtà, un sistema fragile, complesso e costoso, che rischia di peggiorare il servizio per cittadini e operatori, aumentando i costi e i disagi. In particolare, mantenendo l’attuale sistema di porta a porta senza introdurre le eco-stazioni o cassonetti intelligenti che dir si voglia, non si comprende dove sia la riduzione dei costi sbandierata dall’amministrazione, senza contare l’inevitabile caos iniziale per l’utenza, rispetto a un cambiamento sostanziale nel calendario e nella zonizzazione della raccolta, con poco più di una settimana di tempo per informare i cittadini e senza neppure una fase sperimentale a monte».

«Il nuovo calendario – proseguono - prevede la suddivisione della città in sei macro-zone, con la raccolta quotidiana di tutte e quattro le frazioni domestiche su tutto il territorio comunale. Una complessità che si traduce in un aumento esponenziale dei turni, della pressione sulla stazione di trasbordo, dei trasporti fuori città, dei rischi per la sicurezza sul lavoro, e delle criticità logistiche e operative».

«La conferenza stampa di presentazione, improvvisata e che ha visto l’assenza del sindaco Piendibene, ha lasciato più dubbi che risposte. Nessuna spiegazione politica è stata fornita, né vi è stato un reale confronto pubblico. Una rivoluzione potenzialmente devastante è stata lanciata in piena estate, senza che siano chiari i costi, le ricadute ambientali e l’impatto sul futuro della partecipata e dei suoi 400 lavoratori. Avevamo avuto notizia – aggiungono - di una consulenza tecnica affidata a un ex deputato PD per il dimensionamento del servizio. Ma, avendo visionato il lavoro svolto, non risulta alcuna nota tecnica capace di giustificare l’attuale “calendario a scacchiera”, dove il pedone rischia di mangiarsi la regina».

Per questo Grasso e Mecozzi sollevano alcuni quesiti precisi e chiedono all’assessore competente, agli uffici comunali e alla dirigenza della partecipata risposte pubbliche e immediate:

1. È stato redatto un piano economico-finanziario a sostegno di questa riforma? Il contratto di servizio è stato aggiornato e portato in giunta, oppure si tratta di atti interni mai approvati in sede politica?

2. I nuovi turni di servizio sono stati concordati con le organizzazioni sindacali? Sono state aggiornate le procedure interne per garantire una raccolta separata per frazione, mezzi dedicati e lo stoccaggio contemporaneo di tutte le frazioni ogni giorno?

3. Esiste un’area idonea al trasbordo simultaneo di organico, carta, plastica e indifferenziato? Oppure si prevede di gestire tutto nella stazione attuale, già in sofferenza?

4. Sono stati calcolati i maggiori costi per i viaggi fuori comune? L’indifferenziato verrà raccolto ogni giorno e portato a Viterbo, l’organico viaggia per 400 km con costi a carico del Comune, la plastica rischia contaminazioni e di essere rifiutata dagli impianti come pure la carta. Quali saranno le conseguenze operative e finanziarie?

5. Le utenze non domestiche manterranno un regime dedicato o dovranno esporre i mastelli la domenica sera alle 21, quando la maggior parte delle attività è chiusa?

6. I cittadini riceveranno informazioni chiare e tempestive? In particolare, coloro che abitano a cavallo tra due zone, o le persone anziane, come saranno assistiti in questo repentino cambiamento?

«Da parte nostra - concludono Grasso e Mecozzi - riteniamo che una decisione di tale impatto avrebbe meritato un dibattito aperto in consiglio comunale, con il coinvolgimento della cittadinanza e dei lavoratori. Invece, ci troviamo davanti a un cambio radicale del modello di raccolta, attuato in fretta e senza trasparenza, che rischia di far saltare il sistema porta a porta con l’unico risultato che sarebbe quello di spingere verso soluzioni industriali poco sostenibili come biodigestori, discariche e inceneritori in mano ai privati: ossia proprio quanto osteggiato e negato con forza anche dalla attuale maggioranza. Speriamo sinceramente di essere smentiti dai fatti. Ma, se così non sarà, chi ha voluto questa scelta ne risponderà politicamente davanti alla città. Perché giocare a scacchi con il ciclo dei rifiuti, senza avere una strategia di medio-lungo periodo (ma in questo caso anche di breve periodo), rischia di mandare in scacco non solo la regina, ma l’intera comunità».