Giulio Marini torna a Palazzo dei Priori. Le dimissioni da consigliere del leghista Claudio Ubertini, che da mesi non si affacciava più in aula, aprono al rientro in palazzo dell’esponente azzurro da anni protagonista della scena politica e amministrativa locale e non. Rimasto fuori nella scorsa tornata delle Comunali - i voti di lista avevano favorito la Lega -, in questi due anni di esecutivo Frontini non ha più varcato il portone di via Ascenzi, almeno da amministratore.

Marini, negli ultimi tempi l’abbiamo notata assistere a quello che stava succedendo un po’ a bordo campo, in posizione defilata. Adesso però deve tornare in campo.

«Ho assistito in tribuna, non a bordo campo. E adesso devo tornare in campo, la metafora è giusta, stavo in tribuna e adesso il destino mi richiama a entrare in campo».

Ma come rientra in campo, con lo stesso spirito ed entusiasmo di sempre?

«Io sono abituato che quando la partita lo richiede il giocatore entra in campo e dà tutto se stesso. Con lo stesso spirito ed entusiasmo di sempre perché se non li avessi non accetterei la lettera di surroga, che ancora non è arrivata».

E’ sua intenzione accettare?

«Certo. Se arriva la lettera sono intenzionato ad accettare perché devo rispettare il patto che c’è ideale tra me e gli elettori che ci hanno votato. Anche perché se non avessi avuto questa volontà, due anni fa non mi sarei candidato».

Restando nella metafora sportiva, sa di entrare in campo in un momento difficile e delicato per l'amministrazione, visto che balla una mozione di sfiducia?

«Certo, da lettore questo lo so. Non conosco bene gli atti che la mozione di sfiducia porterà perché non credo sia stata ancora depositata, quindi nel momento in cui mi verrà sottoposta la vaglierò e qualora fosse pertinente la sosterrò. Però da quello che si legge sulla stampa è ovvio che ci sia una mozione di sfiducia, presentata dall’opposizione, perché si deve approfondire quello che politicamente è accaduto. Il consiglio comunale deve poter prendere conoscenza e coscienza di quello che è avvenuto, oltre naturalmente alla magistratura. La sfiducia è un atto politico, non è un atto giudiziario, e sotto l’aspetto politico deve essere sviscerato quello di cui si può dibattere per poter giudicare se il comportamento di chi è destinatario della mozione sia stato politicamente corretto o meno».

E da lettore, come lei si è definito, qual è il giudizio sull’amministrazione Frontini?

«In questo caso, non solo da lettore, posso riportare quanto mi dicono i cittadini che incontro e che mi contattano. E il loro giudizio è negativo. Si tratta di persone che mi incontrano per strada e pensavano che già fossi in consiglio comunale. Probabilmente erano abituati al fatto che c’ero sempre. Una stima, credo, basata forse non tanto sulle qualità e sulle capacità ma sulla continuità e pensando che fossi in consiglio mi esprimevano delle valutazioni negative. Però c'è sempre da fare la tara. Il concetto di amministrazione del cittadino a volte si basa soltanto su quello che vede mentre il concetto di un politico, un consigliere, un amministratore è quello di valutare nel merito degli atti che si adottano. Non avendo avuto la possibilità di vedere gli atti di questi due anni, logicamente ho delle riserve da approfondire successivamente. Avrò una cognizione più pregnante della situazione quando sarò attore in campo per questa partita».