Al voto, al voto. È il giorno della consultazione per eleggere il nuovo presidente della Provincia.

Oggi, dalle 8 alle 20, “caleranno” su Viterbo circa 900 tra sindaci e consiglieri comunali per rinnovare la carica apicale del governo di Palazzo Gentili. Porte “chiuse” ai cittadini che, dal 2014, si sono visti precludere la possibilità di esprimere il proprio voto a causa della legge firmata dal ministro Pd Delrio. Appuntamento che non lascia prevedere alcuna sorpresa, visto che l’unico candidato al ruolo è il presidente uscente Alessandro Romoli. Inoltre la sua investitura arriva alle urne, forte anche dell'endorsement di Fratelli d'Italia, che in consiglio provinciale è all’opposizione, avallato ufficialmente dal coordinatore provinciale dei meloniani Massimo Giampieri.

Nulla da temere sul fronte della maggioranza che governa l’ente di via Saffi, asse costituito da Forza Italia, di cui Romoli è segretario provinciale, dal Patto civico della sindaca Frontini e dal Pd con cui da due mandati quadriennali si alterna alla guida dell’amministrazione.

Apparendo quindi scontata la riconferma del presidente uscente, l’unico dato significativo su cui ragionare a livello politico potrebbe essere costituito dal numero degli amministratori comunali del Viterbese che si recherà ai seggi.

In questi ultimi giorni si sono registrati diversi appelli a non andare a votare e dichiarazioni che esplicitano pubblicamente la volontà di rinunciare a presentarsi ai seggi, motivando tali decisioni. Bengasi Battisti, consigliere comunale di Corchiano, oltre ad argomentare che la sua rinuncia «non vuole essere solo un gesto individuale ma un invito al ‘non voto’», spiega che non si recherà alle urne «per contrastare il ‘pensiero di gruppo’ che si prospetta con un unico candidato, espressione di forze che vanno dal partito democratico a Fratelli d’Italia, passando per movimento civico Frontini e Forza Italia, di cui il presidente uscente è coordinatore provinciale».

E prosegue dichiarando che il suo «è un non voto consapevole, per contrastare quel “pensiero di gruppo” che si sta affermando e dove il dissenso viene percepito come una minaccia, limitando la creatività, la ricerca di soluzioni adeguate e la capacità di proporre alternative» e che tornerà a votare «come tanti cittadini e amministratori quando avrò la possibilità di scegliere sapendo che quel voto sostiene un’idea e le persone che la rappresentano».

Sulla stessa linea anche Massimo Erbetti, coordinatore provinciale dei 5 stelle, che evidenziando come «la mancanza di alternativa reale in un’elezione con un solo nome in campo è solo una ratifica formale di accordi già chiusi», annuncia che «il Movimento non parteciperà al voto per il rinnovo del presidente della Provincia». Per i 5S «quando le forze politiche che dovrebbero rappresentare interessi e visioni diverse convergono su un unico candidato senza dibattito pubblico, si comunica l’idea che le differenze politiche contino poco rispetto alla gestione del potere e si alimenta la percezione di un blocco unico chiuso su sé stesso, distante dai cittadini».

In tale situazione, rimarca Erbetti «non partecipare al voto diventa un modo per segnalare dissenso verso il metodo, non verso la singola persona».

Dallo spoglio delle schede, che avverrà domani, si capirà quanto e se tali appelli avranno inciso sulla percentuale di consensi ottenuti dal candidato Romoli per il suo secondo mandato quadriennale consecutivo da presidente.

Si tornerà poi a parlare di consultazioni elettorali a Palazzo Gentili nella primavera del prossimo anno, quando si andrà al rinnovo del consiglio provinciale.

Il biennio di durata dell’assemblea consiliare è in scadenza a marzo, anche se le sue funzionalità possono essere prolungate per i tre mesi successivi.