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CIVITAVECCHIA – «Siamo lontani dall’idea di un partito che sia monopolio di pochi, prigioniero di logiche di potere, gestito da cerchie ristrette e indifferente verso chi, come noi, cerca di portare partecipazione e cambiamento». È questa l’idea di partito delineata dai Giovani Democratici di Civitavecchia, alla luce del dibattito interno al Pd, dopo il j’accuse del segretario Enrico Luciani. «Il Partito Democratico deve tornare ad essere una comunità politica viva, aperta, fondata sul confronto e sul pluralismo, nel rispetto della militanza di tutte e tutti. La politica – hanno sottolineato – non può essere né un’eredità dinastica né un patto tra pochi: è responsabilità collettiva, passione, ascolto, visione, trasversalità. La nostra idea di partito è chiara: una casa comune in cui si decide insieme, alla luce del sole, senza trame, senza rendite di posizione e, soprattutto, tra le mura della nostra cara sezione "Enrico Berlinguer". Un luogo dove i giovani non siano semplicemente tollerati come comparse, ma coinvolti come protagonisti del cambiamento. Giovani che hanno sempre dato il proprio contributo organizzando iniziative, promuovendo il confronto e avvicinando le persone alla cosa pubblica, ancor prima che alla federazione giovanile o al partito. Vogliamo un partito in cui il pluralismo sia una ricchezza, non un problema da arginare o limitare. Un partito fatto di colori, non di grigio».
Secondo i Giovani democratici, quindi, il futuro del Pd locale passa da qui: dalla politica e dalla verità «che è sempre rivoluzionaria – hanno ricordato – e da un dibattito libero, trasparente, aperto alla città e regolato da criteri chiari e condivisi. In quest’ottica, il tesseramento deve essere percepito come un'opportunità, e non un “rischio”, e deve tornare ad essere lo strumento con cui una comunità si fonda, si forma e si riconosce. L’idea di non coinvolgere un gruppo numerosissimo di giovani, una parte della comunità civitavecchiese che si sta avvicinando alla nostra organizzazione, dal percorso congressuale futuro rappresenta una forzatura del tutto ingiustificata, dai tratti antidemocratici, che svilisce un’intera nuova generazione e la spinge ad allontanarsi, come purtroppo già accaduto in passato. Storicamente, il Partito Democratico ha tre occasioni per aprirsi alla comunità: la Festa dell’Unità, le Primarie e il Congresso. Strumenti ormai in disuso, lasciati in soffitta a prendere polvere. Il Congresso deve invece svolgersi secondo criteri chiari e condivisi: presenza reale della base, pluralismo autentico, trasparenza nelle candidature, libertà di scelta, senza imposizioni dall’alto o mozioni prefabbricate. Questo è il modello di Congresso che noi, e la comunità democratica Civitavecchiese vuole. Questa è la nostra richiesta, rivolta a chi ci vuole ascoltare: dal Pd provinciale, al regionale fino al nazionale».
Il giovani dem si dicono quindi «pronti, come sempre, a offrire le nostre energie, a fare proposte per costruire un Partito Democratico che torni davvero ad esserlo: inclusivo, radicato nel territorio, capace di decidere attraverso i suoi meccanismi propri e non tramite storture che, purtroppo – hanno concluso - ne sono diventate consuetudine e tratto distintivo. Per un partito che rappresenti noi, e che rappresenti tutti».