ROMA — Il deputato di Azione Ettore Rosato ha presentato un’interrogazione parlamentare rivolta al Ministro del Lavoro, al Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica e al Ministro delle Imprese e del Made in Italy per chiedere chiarimenti sul futuro della centrale a carbone di Torrevaldaliga Nord a Civitavecchia e di quella di Brindisi Sud, nonché sui lavoratori della società Minosse, che oggi gestisce lo scarico del carbone dalle navi in regime di mono-committenza.

Rosato sottolinea come i dipendenti Minosse stiano già subendo un taglio dell’orario di lavoro del 42% a causa della cassa integrazione, mentre la chiusura del ciclo a carbone fissata al 31 dicembre 2025 — in linea con il Piano nazionale energia e clima che prevede l’azzeramento della produzione elettrica da carbone — rischia di tradursi in licenziamenti. L’esponente parlamentare ricorda che, nonostante un ordine del giorno approvato (9/2527/30) con cui il Governo si impegnava a coordinare lo stop del carbone con l’avvio dei futuri impianti nucleari, posticipando di fatto la data al 2038, non risulta al momento emanato alcun decreto per autorizzare la prosecuzione della produzione dopo la scadenza del 2025.

Rosato evidenzia che una soluzione condivisa con i sindacati potrebbe essere mantenere la centrale «in riserva calda a minimo regime», con un impatto ambientale ridotto e la possibilità di riattivazione rapida in caso di necessità energetiche: una scelta che «garantirebbe stabilità alle aziende mono-committenti e ai lavoratori e permetterebbe di fronteggiare la crisi energetica».

Nel testo dell’interrogazione si fa anche un confronto con il quadro europeo: nel 2024 la Germania ha generato 95 TWh da carbone contro i 3,5 dell’Italia, con un divario cresciuto ulteriormente nel primo semestre 2025 (50 TWh contro 1,5 nel nostro Paese). Dati che, secondo Rosato, dimostrerebbero la necessità di assicurare un mix energetico più equilibrato, capace di coniugare sostenibilità ambientale e competitività per le imprese. Il deputato ricorda inoltre che la centrale di Civitavecchia, entrata in funzione tra il 2009 e il 2010, è dotata di tecnologie moderne di abbattimento delle emissioni e avrebbe una vita tecnica stimata almeno sino al 2035. Alla luce di questi elementi, Rosato domanda al Governo: «Con quali tempistiche e modalità intenda dare seguito agli impegni assunti posticipando il phase-out al 2038 e garantendo la continuità delle attività delle centrali oltre il 31 dicembre 2025» e «quali misure urgenti si intendano adottare per tutelare i lavoratori in regime di mono-committenza, sia nell’eventualità della chiusura che nel caso di mantenimento in riserva calda».