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CIVITAVECCHIA – Cosa c’è dietro la notte di paura, che ha visto ancora una volta Civitavecchia trasformarsi in un terreno di scontro per violenti e facinorosi? La Polizia sta lavorando alacremente per poterlo affermare con certezza assoluta, ma le anomalie legate alla mega zuffa di piazza Leandra e al successivo incendio di un’attività commerciale in via Terme di Traiano raccontano di una situazione ormai fuori controllo, che necessita del pugno duro da parte delle forze dell’ordine. Sul legame tra i due episodi ci sono ormai pochi dubbi: sedie che volano al centro storico in uno scontro tra italiani ed egiziani, coinvolgendo un locale pubblico, e alle 2 le fiamme distruggono un’attività commerciale, guarda caso di proprietà di cittadini egiziani, costringendo i Vigili del fuoco a intervenire in maniera decisa per evitare il coinvolgimento delle abitazioni limitrofe nel rogo.
Il lavoro degli inquirenti è complesso e mira ora alla totale identificazione di tutti i partecipanti alla zuffa di piazza Leandra. Al vaglio della Polizia le immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona, per dare un nome e un volto a tutti coloro che hanno avuto un ruolo nella vicenda. Il cerchio si chiude con l’esame effettuato dagli specialisti dei Vigili del fuoco intervenuti per l’incendio dell’attività commerciale gestita da egiziani in via Terme di Traiano: all’interno avrebbero trovato un contenitore di olio per motori, attraverso il quale qualcuno, dopo aver forzato la saracinesca, ha dato fuoco al barbershop “I Faraoni”, di recente apertura. Qualcosa non quadra.
Le zuffe del sabato notte, le liti animate nei locali pubblici, le risse per futili motivi, spesso sono alimentate da droga e alcol, ma tutto finisce sul posto con l’amico di turno che porta via gli esagitati. Al massimo ci si sposta di qualche decina di metri.
In questo caso, dando per certo un collegamento tra i due episodi, qualcuno si sarebbe spostato in via Terme di Traiano per regolare i conti nel peggiore dei modi, facendo ricorso al fuoco, riportando alla mente recenti episodi incendiari connessi all’attività di spaccio. In questo caso è prematuro azzardare un collegamento tra la droga, la maxi zuffa e il successivo incendio, ma un ragionamento a trecentosessanta gradi appare indispensabile per far quadrare i conti. Con gli arresti dei mesi scorsi e lo smantellamento di un sistema criminale consolidato, una fetta di torta abbastanza grande è rimasta immangiata. Una fetta appetibile per chi si affaccia su un mondo nuovo come quello del traffico di stupefacenti, che però fa irrigidire coloro che l’ambiente lo vivono quotidianamente e che un passo indietro proprio non lo vogliono fare, soprattutto se si tratta di dividere qualcosa.
La violenza del fine settimana, a quanto pare, spalanca la strada a riflessioni e congetture di diversa natura circa l’origine delle risse e dei danneggiamenti. Ogni analisi o ricostruzione, al momento, potrebbe trovare un riscontro oggettivo: interrogarsi su quanto accaduto lo scorso sabato, sui fatti di quello precedente, sugli accadimenti di tre, quattro, cinque settimane fa significa accendere i riflettori su un problema reale che necessita di una soluzione immediata. Ignorare invece la questione sarebbe drammaticamente dannoso e avvicinerebbe Civitavecchia a realtà del Lazio famose più per la loro vocazione criminale che per il pesce fresco, nonostante la loro vicinanza al mare.



