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Palazzo del Pincio
CIVITAVECCHIA – «Abbiamo avuto modo di ascoltare, con sgomento misto a ilarità, l’intervento del consigliere Mirko Mecozzi durante la seduta del consiglio comunale di venerdì scorso».
Inizia così una dura nota della Confcommercio di Civitavecchia che bacchetta il consigliere comunale dopo le sue dichiarazioni nel corso dell’ultima riunione del consiglio all’aula Pucci.
«Il capogruppo – tuonano dall’associazione di categoria – della Lista Tedesco ha avuto modo di affrontare con sorprendente superficialità temi di diversa natura raccontando una versione tristemente fantasiosa della realtà, come ad esempio sostenendo che durante il periodo Covid Enel avrebbe bruciato il doppio del carbone solitamente utilizzato. Argomentazione fatta senza la minima preparazione e un minimo di studio, altrimenti il consigliere comunale avrebbe dovuto sapere che a causa delle chiusure di quasi tutte le attività produttive del Paese, in quel periodo i consumi del carbone, come di qualsiasi altro combustibile utilizzato per la produzione di energia (e di conseguenza le ore di funzionamento della centrale di Civitavecchia), hanno raggiunto i minimi storici».
Ma c’è un tasto premuto da Mecozzi che ha mandato su tutte le furie la Confcommercio che prosegue: «Ma la cosa più aberrante per un’associazione di categoria come la nostra, che da anni denuncia gli esorbitanti ed insostenibili costi della Tari, è stata l’analisi dei risultati di CSP raccontata da Mecozzi, che ha parlato di una miracolosa gestione della municipalizzata che starebbe addirittura proiettandosi verso un risultato di esercizio positivo di circa 400mila euro, creando, incredibilmente, il problema agli addetti ai lavori di come impiegare queste risorse. Se fosse stato uno spettacolo di cabaret la performance avrebbe fatto ridere tutti, come magari potrebbe essere stata l’intenzione del simpaticissimo consigliere, ma la realtà, purtroppo, è totalmente un’altra. Intanto va ricordato che Csp durante l’attuale consigliatura ha avuto necessità di apporti di finanza e capitali, necessari al ripianamento delle perdite, per circa 7 milioni di euro. Ma la cosa che il consigliere Mecozzi ha omesso di dire, offendendo tutti i cittadini e gli imprenditori tartassati dalla cattiva gestione della municipalizzata, è che Civitavecchia risulta essere il Comune dove l’impatto della fiscalità locale sull’attività di impresa è tra i più alti in Italia, come peraltro evidenziato in un articolo apparso su un organo di stampa locale nel marzo scorso, nel quale si prendeva a spunto il rapporto “Aree industriali attrattive: fiscalità locale a misura di imprese e start up” sulla fiscalità e servizi locali nelle principali aree industriali della regione, messo a punto da Unindustria, con la collaborazione della Luiss Business School e la Fondazione Bruno Visentini. Nel rapporto, che prendeva in considerazione sei comuni di medie dimensioni della provincia di Roma, veniva messo in evidenza come ad oggi non risulta essere particolarmente conveniente investire a Civitavecchia e ciò a causa dei pochi servizi offerti nelle aree cosiddette industriali e degli alti costi delle tariffe locali. Escludendo Roma, Civitavecchia risulta essere il comune meno attrattivo in questo senso. Nell’analisi, veniva preso in considerazione l’insediamento di un capannone di piccole dimensioni e di medie dimensioni: in entrambi i casi, al di là dell’Imu massima per tutti i comuni, è la Tari ad avere un impatto negativo importante per Civitavecchia, dove, tanto per fare un esempio, il costo è cinque volte superiore rispetto a Pomezia. Riteniamo quindi che il consigliere Mecozzi, il quale ha più volte detto nel suo intervento di impiegare tante ore nei lavori delle diverse commissioni consiliari, dovrebbe trovarne un po’ di tempo anche per studiare un minimo di economia aziendale, anziché cimentarsi – concludono duri – in mirabolanti evoluzioni prive di fondamenti tecnici che possono andare bene magari in una chiacchiera al tavolo di un bar, ma non tra i banchi di un consiglio comunale».
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