Roma, 29 giu. (Adnkronos) - "Lungo la frontiera che unisce i destini politici di casa nostra e la grande disputa che scuote il mondo si intrecciano due ingenuità. Dalla parte del governo lillusione di potersi barcamenare tra lEuropa e gli Stati Uniti versione Trump, quasi che fossero due facce della stessa medaglia e si potesse dar retta agli uni e agli altri al modo di prima. Dalla parte delle opposizioni la speranza che levocazione della piazza pacifista, convocata a oltranza, possa riempire il vuoto strategico e aprire le porte a un successo elettorale che lindomani nessuno di loro saprebbe bene come gestire. Meloni pretende di tenere tutto insieme con unaccorta geopolitica daltri tempi, come se alla Casa Bianca ci fossero ancora Roosevelt o Kennedy. Il campo largo confida a sua volta di riempire il vuoto della sua strategia con il pieno delle bandiere sventolate qua e là, come se le parole dordine di alcuni cortei non rischiassero talvolta di essere lavvisaglia di un cambio delle nostre storiche alleanze strategiche. E piuttosto ovvio che, avendo a che fare con leader politici smagati e tuttaltro che ingenui, in un caso e nellaltro si tratta di due astuzie. Di corto respiro, però. Tutte e due. E piuttosto evidente infatti che per il mondo trumpiano lUnione europea non esiste. E che dunque lunico modo per dare consistenza a questa prospettiva consiste nel prendere qualche distanza dai sortilegi del Maga e dalle intemperanze del suo capintesta. Ed è altrettanto evidente che un sentimento pur nobile rivolto al disarmo, se non addirittura al disimpegno, non dà luogo di per sé a una geopolitica che ci faccia contare qualcosa (e stare al sicuro) oltre i confini di casa. Tutte cose che Meloni, Schlein e gli altri sanno fin troppo bene. Salvo annegarle in un oceano di pronunciamenti rituali che vorrebbero rassicurare un paese inquieto e preoccupato dei suoi destini in mezzo a tutta questa turbolenza. Il fatto è che il livello di complicazione, e soprattutto di pericolosità, che il mondo ha raggiunto richiederebbe ora alla politica italiana di non crogiolarsi troppo nelle parole dordine che volta per volta si evocano per mettere in fuga i propri fantasmi. Allopposto, occorrerebbe prendere atto di quel che è cambiato. E considerare con la dovuta attenzione le due principali novità di questi ultimi tempi. La prima è che per lappunto lAmerica non è più quella del nostro lungo (e felice) dopoguerra. Al contrario, è un mondo che si chiude sempre più in se stesso e che guarda oltre loceano con un misto di sospetto, indifferenza e volontà punitiva. Immaginare che sia la Casa Bianca a proteggerci diventa a questo punto una speranza ogni giorno più flebile. Dunque, dobbiamo fare i conti con una geopolitica inedita, che impone finalmente allEuropa di uscire dalla sua troppo prudente minorità. E la seconda novità è che il pacifismo resta sempre un sentimento nobile, ma perde un bel tratto di questa sua nobiltà quando nasconde dietro le sue parole dordine la tentazione di scegliersi un nuovo lord protettore fuori dai confini di quella che un tempo si chiamava la liberaldemocrazia. In altre parole cè un nesso fortissimo tra pace, democrazia e diritti. Quel nesso non dovrebbe mai essere trascurato. Tantomeno da noi. Paradossalmente è proprio quella sorta di complicità che si coglie tra Trump e Putin -una complicità tuttaltro che benevola verso di noi- a indicarci la direzione giusta, ancorché irta di difficoltà. E cioè quella della più stretta convergenza con quei paesi che praticano la democrazia e i diritti alla nostra stessa maniera. Una Unione europea che non dipenda dagli umori del presidente americano e che non si faccia intimidire dal presidente russo resta a tuttoggi lunica prospettiva che la buona politica può dare al nostro paese. Quella prospettiva ha bisogno però di essere perseguita con tenacia, affrontando la controversia, mettendo in conto i rischi, risalendo la china della diffidenza, spiegando bene le cose, girando alla larga dagli infingimenti. E aggiungo, curandosi della sorte dellUcraina, destinata a diventare o la prova generale di una tenaglia che si stringe intorno a noi o lesempio di una sofferta tenuta dei nostri valori più profondi. Metà della maggioranza e metà dellopposizione ne sono ben consapevoli. Sarebbe il caso che almeno su questo unissero le forze e si liberassero delle loro stesse astuzie". (di Marco Follini)