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TARQUINIA - Hanno attirato in casa un uomo con l’inganno, lo hanno legato ad una sedia, picchiato violentemente e minacciato di essere fatto a pezzi con una motosega elettrica azionata e avvicinata al collo. Il tutto per costringerlo a pagare 300 euro al mese, a vita, per riparare ad un presunto torto subito.
Non è una scena del celebre film horror “Non aprite quella porta”, ma quanto accaduto nei giorni scorsi a Tarquinia. L’azione, durata per oltre un’ora, è stata però fortunatamente bloccata dall’arrivo dei poliziotti del Commissariato di Tarquinia che hanno prontamente interrotto la spirale di violenza, impedendo ai malfattori di realizzare ulteriori iniziative criminose più eclatanti.
L’ultimo blitz risale allo scorso 19 giugno, quando il personale della Polizia di Stato ha dato esecuzione ad una ordinanza applicativa della misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di due uomini, un sessantenne ed un quarantaduenne, entrambi residenti a Tarquinia e con numerosi precedenti di polizia, con l’accusa di estorsione aggravata e di sequestro di persona in concorso.
Le misure sono state disposte dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Civitavecchia, proprio a conclusione di un’articolata attività investigativa, coordinata dalla stessa Procura della Repubblica e condotta dai poliziotti del Commissariato di Pubblica sicurezza di Tarquinia insieme alla Squadra Mobile della Questura di Viterbo.
In tutto, a finire in manette sono state tre persone, in due distinte operazioni. La prima ha portato all’arresto del primo componente del gruppo, un trentenne sempre di Tarquinia, anch’egli pregiudicato, sorpreso nella flagranza del reato di estorsione. Il 30enne è stato bloccato dagli agenti al termine di un servizio predisposto nei pressi dell’abitazione della vittima, conoscente dei tre malfattori.
Il 30enne e gli atri due sodali, arrestati nel secondo blitz, secondo quanto ricostruito dai poliziotti avrebbero usato ripetutamente violenza e minaccia per costringere la vittima a versare la somma di denaro, pari appunto a trecento euro con cadenza mensile, in perpetuo. Il denaro elargito sarebbe servito, nelle intenzioni dei malviventi, a riparare l’affronto che uno di loro avrebbe subito dall’estorto.
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