I Compro oro della Tuscia sotto la lente della polizia amministrativa. La divisione della questura, diretta da Giuseppe Amoruso, ha effettuato una serie di controlli volti alla verifica del rispetto della normativa specifica che impone la scrupolosa osservanza di prescrizioni finalizzate a prevenire il rischio del riciclaggio e dell’irregolare commercio di oggetti preziosi usati.

Sono state accertate così, tra le altre, difformità riguardanti la mancata descrizione sintetica delle caratteristiche dell’oggetto prezioso usato, della sua natura e delle sue precise qualità, l’incompleta e intempestiva accessibilità ai dati da raccogliere da parte del titolare dell’attività e le mancate quotazioni dell’oro e dei metalli preziosi, che va rilevata da una fonte affidabile ed indipendente al momento dell’operazione e deve, altresì, essere fatta conoscere al venditore. In alcuni casi è stata rilevata anche la mancata informazione relativa alla destinazione data all’oggetto prezioso usato che può riguardare la stessa rivendita, un altro operatore professionale o le fonderie dedicate, nonché la non completa tracciabilità delle modalità di pagamento effettuato (contanti e/o tramite bonifico). A ogni operazione di vendita di oggetti preziosi usati il titolare del compro oro deve ottemperarea diversi obblighi quali, ad esempio, scattare due fotografie in formato digitale dell’oggetto prezioso acquisite da prospettive diverse e rilasciare, al termine dell’operazione, una ricevuta riepilogativa. Tutte le segnalazioni delle violazioni riscontrate, che possono comportare sanzioni amministrative pecuniarie da mille a 10mila euro, sono state trasmesse al competente comando della guardia di finanza per i successivi adempimenti.