CIVITAVECCHIA – «Solamente Gesù può rispondere in pienezza e completamente alla sete dell’uomo». È questa l’unica soluzione al dilemma che da sempre attanaglia l’umanità, una sollecitazione che il vescovo Gianrico Ruzza ha proposto nell’omelia della Veglia di Pentecoste che sabato sera, nel Porto storico di Civitavecchia, ha unito le due diocesi sorelle di Civitavecchia-Tarquinia e Porto-Santa Rufina nella comune invocazione e nel ringraziamento allo Spirito Santo.

Oltre mille persone presenti nel suggestivo piazzale di Calata Laurenti con l’altare posto all’altezza della Fontana del Vanvitelli. Una celebrazione animata da ben 12 corali parrocchiali delle due diocesi.

La riflessione proposta dal presule prende le mosse dalla «confusione e fragilità dell'umanità contemporanea», in cui le guerre e le violenze sono le manifestazioni più estreme, paragonandole alla Torre di Babele e alle ossa aride della lettura proposta nella liturgia. Viene posto un «dilemma fondamentale»: l'uomo deve scegliere tra costruire in armonia con il piano divino, essere cioè «faber», oppure dominare per proprio capriccio come «dominus» che «possiede e soggioga a proprio piacimento». Di fronte a questa fragilità, emerge la proposta divina: «solamente la Parola del Signore può liberare la forza dello Spirito che agisce in noi e creare le condizioni per una vita che rianima il mondo e ridona speranza all’uomo ferito». Lo Spirito, invocato con forza, è essenziale perché «la vita viene dallo Spirito e solamente lo Spirito la rende bella e feconda».

La confusione di Babele viene risolta allora nella memoria del dono dello Spirito, permettendo a tutti di parlare nell'unica lingua sensata per l'uomo: «il linguaggio dell’amore che Cristo ci ha consegnato come memoria e come impegno!». L'amore di Gesù è universale e gratuito, offerto senza alcun interesse, e credere in questo è frutto dell'azione dello Spirito. La domanda "Dove andiamo?" trova risposta nella consapevolezza di essere figli adottivi. L'obiettivo è una «vita nuova e piena di grazia», che diviene «servizio e annuncio della gioia di Dio». Monsignor Ruzza si è quindi rivolto ai ministri che sono stati istituiti nel corso della celebrazione dopo aver svolto il primo percorso di preparazione interdiocesano. Il dono dei ministeri laicali, come quello del lettorato per annunciare la speranza, della consolazione per donare vicinanza, dell'accolitato per il servizio ai poveri attraverso il Pane eucaristico, e del catechistato per la trasmissione di una esperienza viva della fede, evidenzia le potenzialità nella vita di ogni credente, «espressione concreta del servizio e della corresponsabilità ecclesiale, orientati verso una vita nuova e piena di grazia». Un pensiero commosso ai bambini di Gaza, a quanti vivono sotto i bombardamenti in Ucraina e in ogni luogo in cui c’è violenza. «Invochiamo l'azione dello Spirito – ha concluso il presule - nella certezza che la nostra vita è portata nell'eternità dell'Amore divino, attendendo cieli nuovi e terra nuova». Al termine della celebrazione, in comunione con tutta la chiesa italiana, l’assemblea ha pregato per la pace secondo le invocazioni proposte dalla Cei.

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