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FREGENE – Un coltello da cucina compatibile con le ferite, una maglietta intrisa di sangue e il telefono cellulare della vittima. È su questi tre elementi che si gioca adesso la svolta nelle indagini sull’omicidio di Stefania Camboni, uccisa il 26 maggio scorso all’interno della sua abitazione a Fregene.
Ieri mattina, i carabinieri della stazione locale, con il supporto del Nucleo Operativo Radiomobile di Ostia, hanno effettuato un nuovo sopralluogo in via Santa Teresa di Gallura, zona residenziale a poca distanza dal luogo del delitto. L’area, chiusa al traffico per l’intera giornata, è stata passata al setaccio con attenzione, fino al ritrovamento di una busta tra i rovi, in un terreno privato. Al suo interno, gli oggetti che potrebbero inchiodare definitivamente Giada Crescenzi, l’unica indagata per l’omicidio.
Secondo quanto emerso, il coltello mancante al ceppo della cucina, segnalato già nei primi giorni dell’indagine, risulterebbe compatibile con i colpi che hanno ucciso Camboni. Una maglietta sporca di sangue e il cellulare della donna, mai più acceso dal giorno della tragedia, completano un quadro investigativo che ora appare solidissimo.
Il ritrovamento, definito dagli inquirenti come “di eccezionale rilevanza”, sarebbe avvenuto proprio nella zona che la sospettata avrebbe potuto raggiungere nei pochi minuti in cui si era allontanata da casa dopo il delitto. Un particolare che contribuisce a circoscrivere ulteriormente il contesto temporale e spaziale della dinamica.
A commentare con soddisfazione il risultato delle ricerche è l’avvocato Massimiliano Gabrielli, legale della famiglia Camboni e del figlio Francesco Violoni: «Non abbiamo mai avuto dubbi – ha spiegato – che l’arma e gli oggetti compromettenti fossero stati abbandonati nei pressi. Avevamo pubblicamente chiesto che venissero estese le perlustrazioni in quella direzione e abbiamo fornito alla Procura ogni elemento utile».
Le nuove prove saranno ora oggetto di accertamenti irripetibili da parte dei carabinieri del RIS, che analizzeranno impronte e profili genetici.
L’ispezione scientifica all’interno dell’abitazione è stata fissata per il 23 giugno, mentre il giorno successivo verranno effettuati gli esami di laboratorio sui reperti rinvenuti oggi.
Nel frattempo, l’avvocato Gabrielli ha annunciato la partecipazione del proprio team di consulenti, tra cui il generale Luciano Garofano, ex comandante del RIS di Parma. L’obiettivo è chiaro: fare piena luce su quanto accaduto quella sera di maggio e arrivare a una verità che sia inattaccabile, anche in sede processuale.
La Procura, dal canto suo, avrebbe già accolto con grande attenzione i nuovi riscontri. Un plauso all’incessante lavoro degli investigatori è arrivato dallo stesso Gabrielli, che ha sottolineato «la determinazione con cui i carabinieri hanno continuato a cercare, senza mai abbassare la guardia».
Il caso si avvia dunque verso una rapida e definitiva risoluzione. La ricostruzione fornita dagli inquirenti sembra rafforzarsi ora anche sul piano oggettivo, grazie a prove materiali che mancavano finora e che potrebbero definitivamente chiudere il cerchio attorno all’indagata. L’omicidio di Stefania Camboni ha scosso profondamente la comunità di Fregene, colpita da un delitto avvenuto in pieno giorno, all’interno di un’abitazione privata. Con l’emergere di questi nuovi elementi, si avvicina per i familiari la possibilità di ottenere giustizia e di restituire dignità alla memoria di una donna uccisa brutalmente.