TARQUINIA – La doppia faccia della cultura a Tarquinia. Così in tanti in queste ore stigmatizzano quanto emerge dalla città etrusca.

Da un lato Tarquinia capofila per la candidatura a Capitale italiana della cultura 2028: un obiettivo prestigioso che abbraccia tutto il territorio dell’Etruria meridionale. Dall’altro, un cartellone degli spettacoli estivi che lascia fuori proprio il Teatro popolare di Tarquinia. I commenti corrono sui social, in un dibattito che mette a confronto le ragioni del direttore artistico Giancarlo Capitani e quelle della nota compagnia teatrale.

Tutto nasce dalla seconda edizione del Premio Interregionale Teatro Amatoriale Città di Tarquinia “Memorial Umberto Serio” che la compagnia avrebbe voluto all’interno del Chiostro San Marco con cinque date nell’arco dell’estate, ma qualcosa non è andato per il verso giusto.

“C’è amarezza, da parte mia personale ma principalmente di tutti gli associati della compagnia, persone di Tarquinia che speravano in un’attenzione diversa da parte dell’amministrazione comunale che, in questi giorni, stanno spiegando ai concittadini che glielo domandano che nella prossima estate non ci sarà un’esibizione a Tarquinia”, dice Annibale Izzo in rappresentanza del Teatro Popolare di Tarquinia.

“Già lo scorso settembre, dopo il successo della prima edizione, avevamo anticipato al sindaco la volontà di riproporre la rassegna – spiega Izzo – e a febbraio abbiamo inviato formalmente la comunicazione, via mail, senza risposta: la scadenza indicata nella richiesta era a marzo, perché per organizzare un appuntamento che coinvolge più realtà artistiche, selezionarle per tema e qualità e strutturare un calendario serve tempo. Parliamo di cinque date, per le quali avremmo sostenuto noi ogni spesa: di fatto un patrocinio gratuito, a patto di trovare cinque serate tra l’11 luglio e l’8 agosto, preferibilmente, ma non per forza, di venerdì. Dopo una seconda mail e chiamate per un appuntamento senza successo, siamo riusciti tramite intercessione dell’assessore Celli a parlare con il sindaco, che ci ha detto che proponevamo troppe date, aggiungendo la possibilità di far slittare la rassegna in inverno presso il teatro Rossella Falk, mentre Capitani via messaggio ci proponeva alcune date a incastro in un cartellone evidentemente già strutturato. Come detto, proporsi a settembre e ricevere comunicazioni quando praticamente il calendario estivo era già stato fatto, senza nemmeno mai essere convocati per una riunione o un incontro dal vivo, ci ha amareggiati. Come anche la proposta di proporre un singolo spettacolo della compagnia, invece che il concorso teatrale: proposta che ci è sembrata un contentino e che, in sede di riunione con tutti gli associati, ad unanimità hanno rifiutato, anche perché a quel punto avevamo già tante date tra Tuscia e Lazio e non è semplice strutturarsi adeguatamente”.

“Un peccato – dice Izzo – proprio alle soglie dei quaranta anni della Compagnia. Fortunatamente il nostro programma estivo è già pieno di impegni. Però, quando qualcuno ci chiede le date a Tarquinia, siamo nostro malgrado costretti a dirgli che, se vogliono vederci, dovranno seguirci in altri comuni, che conoscono il nostro livello artistico e che ci hanno sempre chiamato e inserito nelle loro rassegne nei tempi giusti”.

Da parte sua Capitani si dice pronto a trovare soluzioni: “Nessuna pregiudiziale nei confronti della Compagnia di Teatro Popolare, nè volontà di escludere la rassegna - afferma Capitani – ho già risposto ad Annibale sui social e come si evince dagli scambi di messaggi che abbiamo avuto, a fine marzo ci siamo scritti e c’era la possibilità di trovare delle date. Chiaro che per noi è impossibile programmare a settembre la stagione successiva, anche perchè molti spettacoli ed eventi in quel momento non sono prevedibili: ma da marzo a luglio c’era comunque modo di organizzarci. In fondo, parliamo di una città che, su 365 giorni di un anno, prevede almeno 100 giorni di eventi. La nostra disponibilità c’è e confermiamo la voglia di lavorare alla rassegna magari per l’autunno, ospitandola presso il teatro: non per dare un “contentino”, ma per volontà di lavorare con tutte le realtà cittadine. Annibale lo sa, basti pensare all’inverno scorso e allo spettacolo sulle foibe che volentieri abbiamo ospitato presso il teatro”.

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