SANTA MARINELLA – Ci sono novità sulla vicenda che ha visto interessati cinque personaggi pubblici di Santa Marinella, accusati di aver favorito un imprenditore locale per cambiare una destinazione d’uso di un albergo, per farlo diventare un residence.
Con un atto emesso dalla Procura di Civitavecchia, il 21 marzo scorso erano stati consegnati cinque avvisi di garanzia all’imprenditore di Santa Severa Fabio Quartieri, al responsabile amministrativo Salomone, al vice sindaco Andrea Bianchi e ai consiglieri comunali Roberto Angeletti e Fabrizio Fronti.
Lo stesso giorno, alcune pattuglie dei Carabinieri, entrarono negli uffici comunali, prelevando una gran quantità di atti amministrativi, mentre ai cinque indagati vennero sequestrati i telefonini, i computer portatili, le agende elettroniche.
Dopo il sequestro, la Procura di Civitavecchia, aveva provveduto a nominare un perito incaricato a reperire tutte le informazioni contenute negli apparecchi elettronici dei cinque. Successivamente, l’avvocato di Quartieri presentò un ricorso al Tribunale di Roma.

Il Tribunale, confermò parzialmente il decreto del 18 marzo 2022 con il quale il Pubblico Ministero presso il Tribunale di Civitavecchia aveva disposto il sequestro probatorio di documentazione amministrativa presso il Comune, nonché di agende, gli appunti e altri dispositivi elettronici appartenenti ai cinque indagati.
In particolare, il tribunale del riesame, riteneva come sussistesse il fumus commissi delicti necessario per l’adozione di quel mezzo di ricerca della prova e come fosse giustificata, nell’ottica delle indagini, l’apprensione della documentazione afferente le pratiche amministrative relative alle imprese e alle attività commerciali del Quartieri e come invece, nel provvedimento genetico della misura, difettasse l’indicazione delle ragioni per le quali le investigazioni avevano reso necessario il sequestro di tutti gli apparecchi informatici appartenenti all’indagato, apparecchi dei quali il Tribunale disponeva il dissequestro e la restituzione all’interessato.
Avverso tale ordinanza veniva presentato un ricorso dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Civitavecchia, il quale deduceva una violazione di legge per avere, il Tribunale di Roma, erroneamente omesso di considerare che nella informativa di reato, richiamata nel decreto con cui erano state disposte le perquisizioni e i sequestri nei riguardi dei cinque indagati, era stato precisato che Quartieri aveva formulato offerte di denaro ai pubblici funzionari mediante messaggi via WhatsApp, il che era sufficiente a giustificare, nell’ottica del rispetto del principio di proporzione che deve caratterizzare tutte le misure reali, l’iniziativa di apprensione dei dispositivi elettronici documentanti l’elargizione di quelle utilità a pubblici ufficiali.
Il Tribunale di Roma ha chiarito come nel provvedimento di sequestro probatorio, fosse assente una specifica spiegazione della correlazione tra il disposto mezzo di ricerca della prova e le finalità investigative che si intendevano perseguire, dunque in ordine all’indispensabile collegamento che deve essere rappresentato circa la natura dei beni da vincolare e la loro relazione con tale ipotesi criminosa. Né tale lacuna motivazionale poteva dirsi colmata dal mero richiamo, contenuto in quel decreto genetico della misura, alla informativa di reato redatta dalla polizia giudiziaria operante, trattandosi di riferimento dal tenore indeterminato ad un atto che non era stato neppure allegato al provvedimento da eseguire.
Il Tribunale del riesame ha ritenuto quindi illegittimo il sequestro a fini probatori di dispositivi elettronici che conduca, in difetto di specifiche ragioni, alla indiscriminata apprensione di una massa di dati informatici, senza alcuna previa selezione di essi e comunque senza l’indicazione degli eventuali criteri di selezione e per questo ha rigettato il ricorso.