CIVITA CASTELLANA - Il vescovo Marco Salvi rompe il silenzio sul controverso caso di Gisella Cardia, la sedicente veggente di Trevignano Romano, le cui presunte apparizioni mariane hanno attirato l'attenzione di centinaia di fedeli fin dal 2016. Le sue recenti dichiarazioni, rilasciate in un'intervista a Repubblica, giungono all'indomani della superperizia genetica che ha definitivamente smontato la narrazione della donna, Maria Giuseppa Scarpulla, ora indagata per truffa aggravata.

L'analisi, condotta dal genetista Emiliano Giardina, ha rivelato che le tracce biologiche ritrovate sulla statuetta della Madonna e sul quadro del Cristo appartenevano esclusivamente alla stessa Cardia. Un dato che, per quanto significativo, non ha sorpreso il Vescovo Salvi. «Per me - spiega Salvi - la vicenda era già chiusa qualche mese fa quando, dopo il lavoro di una commissione diocesana ad hoc, con la formula ‘constat de non supernaturalitate’ (non c'è nulla di soprannaturale, ndr), mi ero già espresso sulla non soprannaturalità delle apparizioni della signora Maria Giuseppa Scarpulla». La conferma scientifica, dunque, non era necessaria per giungere a un giudizio definitivo. «La conferma che non ci fosse nulla di miracoloso derivava già da tutte le evidenti incongruenze che sono state prese in esame dalla commissione e che poi hanno determinato il mio giudizio», ha sottolineato il vescovo. La commissione diocesana, composta da esperti come un biblista, un teologo, uno psicologo e un canonista, ha svolto un lavoro approfondito, evidenziando numerose criticità. «Si tratta - ricorda Salvi - principalmente di incongruenze di tipo teologico. Ma anche rispetto alla Sacra scrittura e al profilo psicologico della presunta veggente». Attraverso interrogatori a testimoni e agli attori principali, tra cui la Scarpulla e il marito, sono emerse «contraddizioni, omissioni e bugie attorno a questa storia». Ma un aspetto ha colpito particolarmente il vescovo: «Tutte le esperienze spirituali personali di solito generano unità. In questo caso, invece, c'è stata solo tanta divisione nel popolo cristiano». Un parametro, quest'ultimo, che è stato tenuto in considerazione anche dal Dicastero per la Dottrina della Fede, che ha negato la veridicità delle presunte apparizioni della Madonna a Trevignano. Interrogato sulla possibilità che Gisella Cardia e il suo entourage fossero paragonabili a una setta, Salvi ha risposto con cautela. «Non so se fossero effettivamente organizzati come una setta, specie a livello economico. E so che su questo è in corso un'inchiesta. Sicuramente, però, avevano sviluppato e divulgato un modo di vivere la Chiesa per nulla in linea con le indicazioni delle autorità ecclesiastiche, che non hanno mai creduto alle apparizioni». Salvi ha anche descritto il clima di forte esposizione e le aspettative che ha trovato al suo arrivo a Civita Castellana nel gennaio 2023. «Ho capito subito che avrei dovuto impegnarmi a fondo per affrontare la questione Trevignano. Mi sono ritrovato di fronte a fatti che si portavano dietro una certa pressione mediatica. La gente pretendeva delle risposte». Proprio per rispondere a questa esigenza, Salvi ha dato il via alla composizione della commissione e all'indagine diocesana.

Fortunatamente, all'interno della diocesi, «i sacerdoti mi hanno ascoltato e non hanno dato molta retta alla presunta veggente». Anche i fedeli che inizialmente l'avevano seguita, hanno poi compreso l'importanza di non frequentare i suoi raduni. Tuttavia, il fenomeno non è rimasto confinato ai confini nazionali.

Salvi ha rivelato che «alcuni preti l'hanno sostenuta anche dall'estero, soprattutto dalla Francia e dalla Polonia. Era diventata un fenomeno globale». Ancora più sorprendente è il racconto delle pressioni subite prima della firma del decreto ‘constat de non supernaturalitate’: «Ci sono state pressioni anche dagli Usa», specificando: «Influenze americane. Con certi ambienti che avevano iniziato anche a prendere posizione in favore di Cardia, cercando di esercitare pressione nei miei confronti. Un fronte abbastanza variegato. In cui militavano tutti quelli che, da determinati ambienti culturali e religiosi, hanno cercato di influenzare il mio giudizio».

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